Il Comitato di Redazione del Gruppo Corriere (del quale fa parte anche il Corriere dell’Umbria) spiega con un proprio comunicato perché ha sottoscritto l’accordo sindacale con il Gruppo. Il CDR respinge le critiche avanzate nei giorni scorsi dall’Associazione Stampa Umbra.
“Abbiamo salvato posti di lavoro e le cinque edizioni”
IL COMUNICATO DEL CDR DEL GRUPPO CORRIERE
Nei giorni scorsi l’Associazione Stampa Umbra ha criticato con una dura nota l’accordo sindacale raggiunto al Gruppo Corriere per la fase emergenziale legata al Coronavirus. La Federazione nazionale della stampa e le associazioni regionali di Umbria, Toscana e Lazio, non hanno sottoscritto tale accordo con l’azienda, cosa che invece ha fatto il Comitato di redazione, forte e legittimato da un mandato assembleare approvato senza voti contrari. Pur consapevole delle difficoltà che tale accordo provoca su una ampia parte del corpo redazionale, il Cdr ha preferito un atto di responsabilità e di tutela dei posti di lavoro e delle cinque edizioni (Umbria, Siena, Arezzo, Viterbo e Rieti), visto che la rottura del tavolo avrebbe sicuramente provocato conseguenze ben più gravi.
L’Asu definisce inaccettabile la posizione dell’assemblea dei giornalisti del Gruppo Corriere e della maggioranza del Cdr che ha firmato l’accordo, perché a suo avviso “non rispetta i principi di equità e solidarietà”. Pur comprendendo le posizioni ideologiche e filosofiche del sindacato umbro, assemblea e cdr hanno valutato che in una già complessa crisi dell’editoria, gli effetti dell’emergenza Covid mettono a rischio l’esistenza stessa dei giornali. Davanti ad una crisi sanitaria ed economica mondiale, forse a ideologie e filosofie andrebbero preferiti concretezza, senso di responsabilità e lungimiranza. A tal proposito ricordiamo che l’accordo sottoscritto, pur penalizzando purtroppo una parte della redazione, non mette in discussione i posti di lavoro né per il momento le edizioni. Crediamo che il dovere di un sindacato sia sempre e comunque quello di trovare un punto di incontro con le aziende con cui tratta, piuttosto che mantenere posizioni pregiudiziali che finiscono non per tutelare i posti di lavoro ma addirittura per metterli a rischio.
Comprendiamo perfettamente il disagio dei colleghi costretti in questa fase alla cassa integrazione, siamo loro vicini e auspichiamo che l’emergenza rientri il prima possibile e che eventuali nuovi accordi siano più favorevoli di quello attualmente in vigore. Siamo sempre aperti al confronto con l’Asu e ad eventuali aiuti in fase di trattativa, che si rivelino però effettivamente utili e migliorativi e non una sterile posizione volta soltanto alla difesa di un principio.
L’Asu scrive anche che valuterà “la rispondenza dei comportamenti degli iscritti ai principi del patto sindacale”. Attendiamo con serenità tali valutazioni ricordando che il cdr ha firmato l’accordo mantenendo fede al mandato dell’assemblea e rispettando quindi il principio della democrazia.
Va da sé che anche i giornalisti del Gruppo Corriere, la stragrande maggioranza dei quali iscritta all’Asu, faranno le proprie valutazioni in merito alla effettiva utilità di una associazione sindacale, se la sua presenza non solo non aiuta a trovare un accordo, ma finisce con il mettere a rischio posti di lavoro e testate giornalistiche.
COSA AVEVA SCRITTO L’ASSOCIAZIONE STAMPA UMBRA
L’Associazione Stampa Umbra ha ritenuto irricevibile, in quanto fortemente discriminatoria sul piano economico, professionale e umano, la proposta avanzata dal Gruppo Corriere di applicare ulteriori cinque settimane di cassa integrazione in deroga Covid 19, con una riduzione dell’80 per cento dell’orario di lavoro, unicamente per i 25 colleghi già sospesi a zero ore per nove settimane.
Da qui la decisione dell’ASU, condivisa in sede di esame congiunto con Fnsi, Associazione Stampa Toscana e Associazione Stampa Romana, di non sottoscrivere l’accordo per la proroga dell’ammortizzatore sociale.
Al tavolo nazionale l’Asu, con le altre rappresentanze sindacali, aveva infatti posto come condizione irrinunciabile che il Gruppo Corriere applicasse l’ammortizzatore sociale a tutti i giornalisti, attraverso la rotazione integrale dei colleghi impiegati in redazione, continuando a non condividere il ricorso alla cassa integrazione in deroga Covid 19 in costanza di un contratto di solidarietà in scadenza a giugno 2021.
L’ostinazione dell’azienda a proseguire nella discriminazione, nella dequalificazione professionale della maggior parte dei colleghi, esponendoli a un ulteriore pregiudizio economico alla luce dei ritardi nei pagamenti da parte dell’Inps, è inaccettabile, come è inaccettabile la condivisione di una posizione che non rispetta i principi di equità e solidarietà, sostenuti e difesi dal sindacato, da parte della maggioranza del corpo redazionale e dei tre componenti su cinque del Cdr che hanno firmato l’accordo.
L’ASU valuterà per questo la rispondenza dei comportamenti degli iscritti ai principi del patto sindacale e metterà il proprio legale a disposizione degli associati che ritenessero di tutelare i propri diritti nei confronti dell’azienda.
Quanto sta accadendo al Gruppo Corriere rappresenta una ulteriore conferma del livello di crisi che sta investendo il giornalismo umbro, esposto a un modo di fare impresa che ha portato alla perdita di molti posti di lavoro e alla dequalificazione professionale.
E’ tempo che si ritorni ai tavoli di confronto con la voglia di trovare soluzioni condivise fra le parti per il bene comune, di aziende e lavoratori, ed è tempo che anche le istituzioni, a cominciare dalla Regione che ha in mano strumenti utili per sostenere il settore, facciano la loro parte, adoperandosi per salvaguardare etica e pluralismo dell’informazione.