“Se qualcuno pensa di scaricare le responsabilità di una situazione degenerata su un usciere, noi interverremo”.
La CGIL funzione pubblica interviene sui fatti della scorsa settimana , la lite fuori dagli uffici che ha coinvolto un dipendente e un utente.
Quella mattina, ha appurato la CGIL:”
è accaduto che i 4 operatori stavano facendo delle registrazioni a 4 utenti, durante l’operazione vi è stato un blackout informatico che ha costretto il personale del C.P.I. a congedare sia i 4 che stavano usufruendo il servizio che tutti gli altri in fila da ore.
Il pomeriggio l’usciere ha ritenuto corretto consentire ai 4 che già avevano iniziato la registrazione la mattina di entrare per primi, consegnandogli i primi 4 numeri per l’ingresso, operazione che, non compresa da tutti gli altri, ha dato il via alle proteste e una situazione già tesa ha rischiato di degenerare.”
Chiarita la dinamica, troppe sono le cose che non vanno al Centro per l’impiego di Terni:”
non è dotato di un elimina-code elettronico. Gli uscieri provvedono “alla buona” a fare dei piccoli fogliettini numerati e a distribuirli a mano; la porta che divide l’area delle operazioni di registrazione (front office) dagli utenti che sono in fila è rotta da anni, consentendo l’ingresso di chiunque e creando momenti di confusione durante il lavoro, oltre che rischi di incolumità per il personale.
I bagni (solo 2, adibiti anche a magazzini), non divisi tra uomo e donna, sono per tutti (operatori e utenti) e sono situati dentro l’area di lavoro, creando un continuo transito di persone; gli uffici hanno la quasi totalità di lampade che non funzionano, nonostante dal mese di novembre 2017 il personale abbia effettuato le dovute segnalazioni.
Gli organici non sono assolutamente sufficienti per la mole di lavoro che il personale deve svolgere e per la complessità della burocrazia che le pratiche implicano.
A testimonianza di ciò, gli operatori del C.P.I. non sempre possono usufruire di ferie e permessi, e spesso sono sottoposti a turnazioni che vanno ben oltre l’orario di lavoro previsto.”
Dunque, evidenzia la CGIL, non si parli di “commissioni di inchiesta” o di “punizione esemplare
prima di aver verificato l’accaduto e soprattutto prima di aver ottemperato a quanto dovrebbe fare essa stessa.”
“Ricordiamo c – conclude la nota della CGIL – empre detto che, se ci sono atteggiamenti del personale non consoni al proprio status di dipendente pubblico, questi vanno sanzionati con tutti gli strumenti che il contratto nazionale di lavoro di riferimento consente, con la stessa fermezza, però, ribadiamo che nessuno può dirsi estraneo alla situazione, né il Dirigente Responsabile dell’Ufficio, né tantomeno il vertice politico.
Come Sindacato siamo pronti a fare la nostra battaglia sino in fondo sia a difesa del personale che dei cittadini che giustamente hanno diritto ad un servizio rapido e di qualità”.
Sulla vicenda è intervenuta anche la CISL che si dice preoccupata per il “clima pesante” che si è creato intorno al Centro perl’impiego.”
La preoccupazione deriva sia dall’increscioso episodio che si è verificato la scorsa settimana che ha visto protagonista un dipendente del CPI ed un disoccupato ma soprattutto dal tentativo da parte della Regione di minimizzare l’accaduto considerandolo soltanto un increscioso comportamento di un singolo.
Invece la problematica è ben più complessa e trae origine dalle gravi difficoltà di funzionamento del CPI più volte denunciate dal personale, dalla RSU e dalle Organizzazioni Sindacali.”
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A fronte di una situazione già difficile da qualche giorno il numero degli utenti che è stato possibile ricevere per l’espletamento delle proprie pratiche si è ulteriormente ridotto in quanto da una parte è stata introdotta una nuova procedura informatica particolarmente complessa e farraginoso e dall’altra si è ridotto il monte orario del personale in servizio di decine di ore settimanali in quanto, a causa dell’endemica difficoltà di comunicazione tra Regione e Provincia, dal 1 gennaio non si è provveduto all’integrazione dell’orario di alcuni dipendenti a tempo parziale.
Tutto ciò – scrive la CISL – ha causato notevoli tempi di attesa e molti utenti hanno avuto difficoltà ad essere ricevuti per l’espletamento delle proprie pratiche dovendo tornare per più giorni presso il CPI. Il malumore degli utenti è stato esternato con critiche ed apprezzamenti a volte pesanti ed offensivi nei confronti dei dipendenti che, pur impegnandosi con correttezza e professionalità, non erano in grado di dare risposte immediate ed efficaci per colpe non imputabili a loro bensì alle incapacità organizzative e gestionale degli Enti.”
Secondo la CISL “a fronte della complessità della situazione, chiede di non focalizzare il problema esclusivamente sull’eventuale comportamento non consono di un dipendente, ma di indire immediatamente un incontro per risolvere le problematiche evidenziate, soprattutto in una fase delicata come questa che prevede il passaggio nella nuova Agenzia regionale per le politiche attive sul lavoro, Arpal, per dare dignità ed efficacia all’attività dei dipendenti del CPI di Terni e nel contempo dare risposte e considerazione agli utenti evitando disagi e lungaggini non degni di un servizio indispensabile per i disoccupati in momenti di crisi come quella che attanaglia da tempo il territorio ternano
Gli eventuali provvedimenti evocati nei confronti del dipendente coinvolto non risolveranno i problemi che hanno generato l’episodio balzato alle cronache del web. Il perdurare delle difficoltà operative ed organizzative nella struttura del CPI e delle file selvagge con tempi di attesa inaccettabili e il tentativo di addebitare le colpe di tutto ciò al personale in servizio non solo non daranno risposte agli utenti ma saranno forieri di ulteriore malcontento con il rischio di verificarsi di episodi ben più gravi.”