E’ battaglia legale fra il comune tedesco di Garmisch e la CIAM, azienda ternana leader a livello europeo nel settore degli ascensori.
E’ la stessa CIAM a riepilogare i fatti che risalgono al 2007.
Il 4 luglio 2007 , infatti, CIAM si è aggiudicata la gara d’appalto per la realizzazione dell’ascensore all’interno del trampolino olimpico degli impianti sciistici della famosa Stazione di sport invernali indetta dal Comune di Garmisch-Partenkirchen per un importo di 724 mila euro.
“Un’interessante e prestigiosa occasione per l’azienda – scrive CIAM – che però, a causa della condotta dell’appaltante, si è trasformata in una grave insidia economica e giudiziaria.”
L’installazione e il collaudo dell’ascensore sarebbero dovuti avvenire entro il 15 dicembre 2007.
“Soltanto dopo l’aggiudicazione – scrive CIAM – l’azienda ha però appreso che i lavori non sarebbero potuti iniziare nei tempi previsti dal contratto d’appalto a causa di ritardi nella demolizione della struttura del vecchio trampolino olimpico per la quale il Comune non aveva ancora ottenuto le autorizzazioni. L’azienda ha potuto iniziare i lavori di propria competenza solo ad inizio dicembre 2007, oltretutto ostacolati da altri ritardi nella realizzazione delle altre opere del cantiere. Fin dal principio CIAM è stata quindi impossibilitata a rispettare la tabella del crono-programma, evidentemente non per proprie responsabilità. ”
“CIAM, venendo incontro alle richieste del sindaco, è riuscita comunque ad ultimare l’installazione dell’ascensore entro il 15 dicembre 2007, consentendo così all’Amministrazione comunale di mostrare l’opera – pur non ancora collaudata – all’opinione pubblica in occasione dell’importantissimo appuntamento dell’inaugurazione del nuovo impianto sciistico.”
Il Comune di Garmisch, all’epoca, era oggetto di una campagna di stampa negativa, per non essere in grado di gestire un lavoro così importante e per via dei costi dell’intera operazione che erano lietitata da 9,9 milioni di euro a 17 milioni di euro.
“Al termine dell’inaugurazione, la campagna giornalistica non è però terminata e così, nel tentativo di salvare la propria immagine scaricando le responsabilità dei ritardi sull’unica azienda italiana, a marzo 2008 – scrive ancora CIAM – il Comune ha rescisso il contratto d’appalto impedendo alla CIAM di proseguire i lavori (accusata di non aver rispettato i tempi di esecuzione), negando il corrispettivo dei lavori già eseguiti – per circa 600 mila euro – e affidando il completamento dei lavori ai subappaltatori della stessa CIAM. I lavori in ogni caso, sono terminati nel 2009 e quindi ben oltre quel termine che era risultato fatale alla ditta appaltatrice italiana.
Il Comune di Garmisch ha inoltre intentato una causa civile addebitando alla CIAM tutti i costi sostenuti per il completamento dell’opera (ammontanti, a quanto sostenuto dall’Ente, a circa un milione e mezzo di Euro tra addebiti, spese ed altri oneri); costi peraltro apparsi del tutto fuori mercato, in quanto nel corso della causa di appello presso la Corte di Monaco di Baviera dove ora è approdata, sono apparsi palesemente ed enormemente “lievitati”. Nel corso del procedimento presso il Tribunale di Monaco, l’Amministrazione comunale ha però fatto in modo che la realtà dei fatti apparisse diversa, anche con testimonianze prestate da parte dei suoi tecnici responsabili addirittura senza giuramento, ottenendo una sentenza di condanna della CIAM. Ne è seguito un grave pregiudizio patrimoniale e di immagine aziendale per l’omologazione ed esecutività anche in Italia della sentenza tedesca.”
“La sentenza di primo grado – conclude la nota di CIAM – è stata però impugnata ed è attualmente in corso il procedimento di secondo grado; la prossima perizia sul cantiere, ironia della sorte, è fissata per il 25 aprile ma già in corso di causa sono emerse circostanze che fanno ben sperare su un possibile “ribaltamento” della prima decisione. CIAM, fiduciosa nel veder presto riconosciute le proprie ragioni in quella sede, ha nel frattempo esposto querela nei confronti del Comune di Garmisch, sia in Italia che in Germania, per essere stata danneggiata dalla presunta frode messa in atto a suo discapito.”