Con 19 voti favorevoli della maggioranza, (4 quelli contrari e 6 gli astenuti), il consiglio comunale di Terni ha approvato – nella seduta di ieri – la delibera proposta dalla Giunta sulla trasformazione del diritto di superficie in diritto di proprietà delle aree dove si trovano 625 alloggi dell’Ater.
“La delibera – ha spiegato l’assessore Vittorio Piacenti D’Ubaldi in fase di presentazione – ha natura programmatica ed il consiglio è chiamato a dare un indirizzo per la cessione all’Ater del diritto di proprietà degli immobili”.
Sull’atto erano stati presentati e illustrati un emendamento di giunta e quattro emendamenti, due da parte di Renato Bartolini (Pd) approvati (con 27 sì e due astensioni), uno di Andrea Cavicchioli (Pd) approvato con 23 voti a favore e 5 contrari, e un emendamento di Melasecche (IlT) e Braghiroli (M5S), approvato anch’esso.
Con quest’ultimo emendamento, in particolare, si chiede di “riportare in consiglio l’importo definitivo, una volta accertato, quale corrispettivo dovuto dall’Ater al Comune per la cessione del diritto reale di proprietà di tutti gli immobili oggetto della transazione”.
Con l’emendamento di Giunta (approvato con 19 voti a favore e 10 astensioni) si chiedeva anche ”di estendere il progetto di trasformazione del diritto di superficie in diritto di proprietà, oltre agli immobili già individuati nella suddetta deliberazione, anche agli interventi di Edilizia Residenziale Pubblica già concessi in diritto di superficie all’ATER Umbria siti in via Giacomo Brodolini e Via Guazzaroni.
Per la maggioranza “l’atto va inquadrato all’interno delle esigenze del piano di riequilibrio dell’Ente, tuttavia “la riunione del diritto di superficie con quello di proprietà è una cosa giusta. Tutto il patrimonio pubblico – ha detto il Presidente del Gruppo Pd Andrea Cavicchioli – dovrebbe essere ceduto agli inquilini che ne chiedano la proprietà, anche per le questioni legate alle manutenzioni”.
Di parere opposto le forze politiche di minoranza in consiglio, che hanno invece parlato di “svendita per somme irrisorie per cercare di far quadrare i conti” e di “un atto che serve solo a coprire i buchi di bilancio dell’amministrazione”.