Di Chiara Furiani
Quattro serate in crescendo, e tutte ad ingresso gratuito.
Ephebia Rock, evento musicale e non solo, nato nel lontano 1995 attorno al mondo dell’associazionismo ternano, ha ormai messo già da qualche anno radici a Narni Scalo – il che ovviamente la dice lunga sulla sempre più scarsa permeabilità culturale di Terni, ma questa è un’altra storia.
Realtà satellite della Narni medievale, lo Scalo, da sorella minore e brutto anatroccolo che era, ha saputo darsi col tempo una propria fisionomia e identità.
In connessione alla rassegna “Le Vie del Cinema” dedicata ai grandi classici restaurati, le anonime palazzine di questo sobborgo industriale sono diventate una infinita tela che ospita bellissimi murales dedicati ai grandi registi e attori italiani del passato.
Le premesse c’erano tutte quindi, per dar vita a un festival coi fiocchi, anche grazie al provvidenziale intervento del management di Andrea Leonardi, aka Degustazioni Musicali, che è dietro ai migliori eventi musicali degli ultimi anni in zona.
Ci si può solo augurare che Ephebia possa crescere nel tempo ancora di più.
Ottima la partenza giovedì 4, con Giorgio Poi, astro nascente del cantautorato indie pop stralunato, low profile e minimalista che ha preso piede già da qualche anno tra i millennials.
Tra Fulminacci e Calcutta, anche questo menestrello novarese ha trovato il suo posto nel mondo, e sa il fatto suo.
Le melodie funzionano, gli arrangiamenti e i bei suoni anche, insieme a testi davvero ben scritti e non scontati.
L’effetto complessivo è quello di un sound ricercato al punto giusto, ma non troppo, quanto basta per essere ancora accattivante e cantabile, e infatti il pubblico ha risposto e cantato a squarciagola, riempiendo il Parco dei Pini.
Altra storia coi Post Nebbia, ascoltati venerdì 5, forse una delle band italiane più interessanti emerse nell’ultimo decennio.
Uno strano ibrido tra una moltitudine di influenze internazionali che in quel di Padova si è magicamente condensato in un prodotto che è davvero un unicum dalle nostre parti.
Li ascolti e percepisci con nettezza che questi quattro giovanotti, messisi insieme tra le mura di una scuola di musica parrocchiale – ebbene si – hanno ascoltato fino allo sfinimento gente come Tame Impala e Thundercat, le incarnazioni più interessanti della nuova psichedelia e del funky emerse in anni recenti.
Eppure non puoi non amare anche loro, perchè, se pure i Post Nebbia non nascono certo dal nulla, hanno comunque saputo mixare alla perfezione i semi recepiti dai propri padri putativi, facendone una creatura sui generis all’italiana.
Sabato 5 è stata la volta di un tributo doveroso al cantautore Paolo Benvegnu’.
Un talento cristallino, che per un atroce scherzo del destino è prematuramente scomparso dopo aver finalmente conquistato la Targa Tenco per il miglior album del 2024.
La band capitanata da Andrea Franchi, tra gli storici collaboratori di Benvegnù, ha riproposto alcuni tra i più bei brani del vasto e prezioso corpus del cantautore gardesano.
Un livello tale di scrittura che ha avuto pochi eguali in Italia e che avrebbe meritato ben altra attenzione negli anni, ma che di certo non verrà dimenticato facilmente.
Tante e sentite le collaborazioni di peso sul palco a Narni, da Marta del Grandi, a Giulio Casale, ad Alessandro Fiori, con anche l’eccellente cantante ternano Marco Caporicci.
E poi, dulcis in fundo, domenica 7 una vera valanga: l’Orchestre Tout Puissant Marcel Duchamp è pura energia.
La formazione, nata in Svizzera nel 2006 non può davvero lasciare indifferenti.
Tra Carla Bley e Fela Kuti, tra Sun Ra e i Talking Heads, tra jazz e afrobeat, anche qui le contaminazioni illustri dal passato si sprecano.
Ma l’effetto è talmente travolgente, l’amalgama dei vari strumenti e delle voci – ben 12 musicisti sul palco – talmente riuscita che non si può che gioire al pensiero che ancora oggi, tra trap di bassissima lega e inutile pop da classifica, ci sia invece chi ancora fa della musica un terreno costante di ricerca e sperimentazione.
Avanti così Ephebia!