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Home Cronaca

Coronavirus , non sta andando tutto bene

di Redazione
sabato 28 Marzo 2020 00:45
in Cronaca, In apertura
Raffaello Federighi

Raffaello Federighi

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DI RAFFAELLO FEDERIGHI

Stiamo vivendo, uso parole non mie, “la peggiore crisi del dopoguerra”, con decessi superiori a quelli avuti dalla Repubblica Cinese e un numero di contagiati  incerto, poiché si stima che per i 90.000 conosciuti, ce ne sia un numero molto maggiore, costituito da asintomatici o con lieve sintomatologia, che sfuggono al conteggio ufficiale. Un problema, se possibile ancora peggiore, è costituito dalle valutazione fatte e dai provvedimenti presi dal Governo in carica, le cui responsabilità maggiori sono state la sottovalutazione e la tendenza a non dire la verità ai cittadini. Ma procediamo con ordine, citando fatti indiscutibili e soltanto dopo tenteremo di formulare valutazioni.

-nella primavera del 2019 la Bridgewater, uno dei più grandi fondi d’investimento mondiali, di proprietà del finanziere americano Ray Dalio, ha investito circa 14 miliardi di dollari scommettendo sul crollo delle borse europee entro marzo 2020. La tecnica usata si chiama vendita allo scoperto, ovvero si vendono titoli senza possederli, con l’impegno ad acquistarli e consegnarli in una data futura prestabilita; se il prezzo scende si guadagna sulla differenza che, nel caso di specie, è stata una plusvalenza di circa il 15%. Ovviamente, speculando su una crisi, come in effetti è accaduto, si aggravano le sue conseguenze, amplificando le spinte al ribasso;

-nell’agosto 2019,  Fort Detrick, nel Maryland, laboratorio militare per la ricerca biologica (US Microbial Laboratory), centro per il programma di armi biologiche dell’esercito americano, è stato bruscamente chiuso, ufficialmente per problemi legati alla sicurezza di decontaminazione. Ha ripreso di recente le attività, concentrandosi sulle ricerche relative al Covid-19;

-nel settembre 2019 l’’Organizzazione Mondiale della Sanità, con sede a Ginevra, mediante un documento di circa 48 pagine, intitolato “Un mondo a rischio”, avvertiva tutti i paesi membri che un’epidemia influenzale era probabile e imminente e la sua origine poteva essere accidentale o dolosa. Ammoniva sul fatto che la maggior parte delle nazioni non erano preparate ad essa, neanche se fosse stata mediamente virulenta e che la sua diffusione avrebbe potuto potenzialmente fare milioni di morti e incidere per circa il 5% del PIL mondiale. Basandosi su stime della Banca Mondiale, prevedeva un crollo delle borse su vasta scala;

-il 31/1//2020 il Consiglio dei Ministri, con delibera pubblicata il giorno successivo sulla Gazzetta Ufficiale, dichiarava lo stato di emergenza per sei mesi “in conseguenza al rischio sanitario connesso all’insorgenza di patologie derivanti da agenti virali trasmissibili”. A quella data, la maggioranza si affannava a rassicurare gli Italiani che si trattava di una normale influenza, esortandoli a non porre in essere atteggiamenti razzisti contro la comunità cinese e i migranti, mentre le opposizioni strepitavano che il Paese non si poteva fermare. Ovviamente, entrambe le parti, per motivi diversi, erano in torto, ma nessuno può credere che la decisione di dichiarare lo stato di emergenza sia stata presa senza lunghe valutazioni preventive tra le varie forze politiche e gli specialisti, quindi non è azzardato ritenere che la situazione era già ben conosciuta, da almeno la metà di gennaio, da tutti i maggiori esponenti politici.

-il 3/2/2020, l’Istituto Superiore di Sanità, attraverso documenti a firma di Gianni Rezza, direttore del Dipartimento di Malattie Infettive, dichiara che il coronavirus ha una capacità infettiva superiore ad altre tipologie d’influenze virali, ma una letalità stimata intorno al 2%. Ovviamente tale percentuale aumenta considerevolmente in soggetti anziani, maschi e con patologie pregresse (immunodepressione, cardiopatie, diabete, ipertensione, problemi respiratori, ecc.), soprattutto se, in caso di complicanze, mancano posti in rianimazione. Questa è una delle vere cause dell’ecatombe in atto, infatti, malgrado gli avvertimenti ricevuti, non è stata presa alcuna seria contromisura, ovvero, chiudere le frontiere, mettere in quarantena chi rientrava dall’estero, aumentare i posti in rianimazione, effettuare tamponature a tappeto, acquistare presidi sanitari (mascherine e guanti monouso);

-il primo DPCM di Conte, in data 1/3/2020, è stato adottato in attuazione del DL 23/2/2020 n.6 su proposta del Ministro della Salute Roberto Speranza. Attraverso il balletto delle dichiarazioni e delle proroghe, passando a provvedimenti che sospendevano sia le libertà fondamentali previste dagli artt. 2,16 e 32 della Costituzione, sia soprattutto proibendo la libertà di riunirsi e quindi di protestare, veniva promesso che tale situazione eccezionale sarebbe terminata entro il 25/3/2020. Appare di solare evidenza che così non è stato, come è molto probabile che le ulteriori scadenze, 3/4/2020, Pasqua, ecc. siano solo ulteriori bugie, dette per sopire le temute reazioni di sessanta milioni d’italiani, indotti ad accettare gli arresti domiciliari mediante l’arma di distrazione di massa della paura, sostanzialmente non giustificata con dati scientifico-statistici oggettivi e ufficiali, a parte la propaganda di regime.

Valutata la cronologia degli avvenimenti, che certamente messi in fila fanno un effetto molto diverso, valutiamo gli effetti che il combinato disposto dei vari DPCM hanno sul sistema economico. Giova rammentare che essi s’innestano su un’economia nazionale già molto in difficoltà, caratterizzata da una crescita del PIL vicina allo zero, con un debito pubblico di 2443 miliardi di euro (a gennaio 2020), giudicato dagli economisti non a lungo sostenibile e senza la possibilità di un’ulteriore leva fiscale, già a livelli altissimi. In pratica, il Governo, per tutelare la salute dei cittadini, ha letteralmente fermato l’economia italiana, con una serie di provvedimenti che hanno salvato, per ora, solo la filiera delle produzioni indispensabili. Confindustria stima le perdite da mancate produzione in oltre 100 miliardi al mese, è quindi chiaro che tale situazione non è sostenibile oltre il breve periodo, poiché superato il punto di non ritorno il sistema economico, che è interconnesso e circolare,

potrebbe non riavviarsi, con danni imprevedibili e incalcolabili sul sistema sociale del paese, ovviamente ricomprendendo in esso il sistema sanitario che sarebbe impossibilitato a funzionare. Sembra allora incontestabile che la tutela della salute non può prescindere da un’economia sana che la finanzia; argomentare diversamente costituisce pericoloso dilettantismo. Anche la ventilata possibilità di aiuti economici da parte dell’Europa rimane una richiesta che è stata formalmente rifiutata, talchè il pacchetto di aiuti che il Governo ha promesso a imprenditori e semplici cittadini, si sostanzia al più come una semplice intenzione di spendere denaro che non si possiede. Sarà evidentemente impossibile da realizzare quando il micidiale connubio tra perdite di produzione, mancati introiti fiscali e ulteriore indebitamento ci farà imporre misure di austerità che innescheranno una fase recessiva senza precedenti, rendendoci preda di ogni tipo di speculazione da parte di entità private o straniere, notoriamente senza scrupoli o pietà.

Ma oltre ai danni economici, gli erronei provvedimenti del Governo si riverberano anche sulla salute psicofisica dei cittadini. Ricordiamo che la popolazione è sostanzialmente ristretta in casa, da tempo e a tempo indeterminato, con crescente severità. Già la semplice privazione dell’attività fisica comporta nascita e aggravamento d’innumerevoli patologie, come fino a qualche settimana fa veniva incessantemente ripetuto, ora invece chiedere di fare sport è diventato un crimine socialmente riprovevole. Ma che dire degli effetti della cattività e dell’incertezza economica e sul futuro, su TSO (trattamento sanitario obbligatorio), sulle violenze e maltrattamenti in famiglie, sulle malattie psichiche, sui suicidi? Essi sono tutti fatalmente in aumento e la curva di crescita è destinata ad impennarsi con il progredire del tempo di privazione della libertà di movimento. Certamente gli Avvocati più esperti ravviseranno un danno evidente  e una conseguente ipotesi risarcitoria, oltre al palese dubbio di costituzionalità, ma io vedo anche tragedie esponenziali innestate sullo sfondo di un disastro economico senza precedenti, vedo istituzioni senza più neanche il ricordo della democrazia, vedo qualcosa che non mi piace, che non può piacere a nessuno sano di mente. Peraltro, lo slogan “andrà tutto bene”, di certo retaggio dell’esperienza televisiva di Casalino, eccepibile comunicatore del nostro Presidente del Consiglio, che ormai parla attraverso Facebook, appare grottesco, perché, di certo, allo stato attuale, nulla è andato bene e non occorre essere Cassandre per predire ulteriori disastri; in tema di tragedia, direi che essa è un presente assoluto, un “hic et nunc” che è impossibile non vedere. L’attuale Governo ha la situazione sanitaria fuori controllo e, salvo terrorizzare i cittadini, non ha la minima idea di che cosa fare e cosa andrebbe fatto. Le misure prese, oltre ad essere improponibili sotto il profilo della costituzionalità, del rispetto delle regole democratiche e della sovranità popolare, sono chiaramente insostenibili per l’economia del nostro Paese, che rischia di essere irrimediabilmente compromessa. L’Europa, non intende aderire alle richieste sconclusionate di Conte. I cittadini e le imprese si renderanno conto presto di essere stati abbandonati a loro stessi. Non occorre essere indovini per capire che il tempo dell’avvocato del popolo, l’unico avvocato al mondo che ha arrestato tutti i propri clienti, colui che ha sorprendentemente ammesso che “il virus fa quello che vuole, noi non abbiamo colpe”, volge fatalmente al termine.

Persone sagge mi hanno insegnato che talvolta il rimedio sbagliato è peggiore del danno, che spesso ammettere gli errori è molto difficile, ma che c’è sempre un’alternativa alla catastrofe. Penso che chi ha responsabilità istituzionali, ad ogni livello, dovrebbe ragionare seriamente sugli effetti delle proprie azioni, comprendere la propria inadeguatezza e trarne le necessarie conclusioni, diversamente la Giustizia, non gli elettori, presto o tardi, con severità, lo chiamerà a rispondere di quanto perpetrato.

L’AUTORE E’ PRESIDENTE DELLA ASSOCIAZIONE UNARIF.

 

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