Anche in pieno lockdown, l’attività della Comunità Incontro di Amelia non si ferma. Grazie al Protocollo adottato sin dalla prima fase dell’emergenza sanitaria – e nel pieno rispetto delle disposizioni governative – la struttura non ha mai smesso di essere operativa. I colloqui e il supporto assistenziale, spiega una nota, non si sono fermati grazie alle nuove tecnologie, mentre in loco ospiti e operatori sanitari seguono scrupolosamente le regole di distanziamento e indossano i dispositivi.
Dal 23 febbraio le sedi della Comunità sono blindate: anche le visite delle famiglie, previste una volta al mese, sono state sospese e i contatti con i propri cari avvengono tramite videocall. Stessa cosa per lo staff multidisciplinare, operativo in modalità smart working, a parte due operatori che nella fase 1 dell’emergenza, hanno assicurato la loro costante presenza autoisolandosi per precauzione all’interno della Comunità, così da evitare qualsiasi contatto con l’esterno.
Il protocollo è il risultato del lavoro del Comitato Direttivo: di un’unica catena di comando all’interno della Comunità che ha saputo applicare le disposizioni governative ed integrarle con tutte le regole prudenziali necessarie a garantire la sicurezza in un contesto altamente vulnerabile. Per metterlo a punto il Comitato ha lavorato a stretto contatto con i Serd e si è confrontato con tutte le realtà scientifiche del settore: FeDerSerD, SIPaD, SITD,INTERCER, F.I.C.T. per individuare le norme più adatte.
Il protocollo, ha messo in sicurezza le strutture, che continuano ad accogliere ospiti e a prestare assistenza. E’ stato validato dal Comitato sanitario e adottato in tutte le sedi della Comunità in Italia e all’estero: Bolivia, Costa Rica, Thailandia, Spagna e Slovenia. Regole prudenziali, che hanno consentito alla Comunità fondata da Don Pierino Gelmini, di arrivare sino ad oggi all’ambizioso risultato “zero contagi”.
Infatti, tutti gli ospiti, staff ed operatori sono stati sottoposti nei giorni scorsi a test sierologici e tampone a cura della USL Umbria2 e nessun caso positivo o sospetto è stato riscontrato all’interno delle strutture: un risultato importante tenendo conto dell’alto rischio per i soggetti immunodepressi o con gravi patologie presenti nella struttura e della piena operatività della Comunità che ha continuato ad accogliere nuovi ospiti anche in questi mesi.
Per tale motivo, la Comunità ha raccomandato ai Serd una forte attenzione all’analisi clinica, prevedendo per le persone destinate al percorso terapeutico il tampone prima dell’invio in comunità. Nonostante tali garanzie, la struttura prevede comunque anche per i nuovi ospiti un doppio test sierologico e la quarantena. Stessa procedura per le persone inviate agli arresti domiciliari dalla Casa Circondariale, le quali oltre al triage e ai controlli di rito hanno a disposizione un operatore che, mantenendo il distanziamento, è pronto a supportarli per qualsiasi evenienza.
Ed anche la vita in Comunità ha una nuova quotidianità: oltre al distanziamento sociale e all’utilizzo dei dispositivi di protezione, per i residenti è cambiato l’utilizzo degli spazi. il refettorio, ad esempio, prevede maggior distanza tra un commensale e l’altro durante i pasti, le riunioni sono state sospese e gli incontri interni (solo con un basso numero di partecipanti) vengono svolte nelle grandi sale presenti nella struttura di Molino Silla e gli ampi spazi esterni sono maggiormente vissuti grazie all’arrivo della bella stagione. Per quanto riguarda le residenze, anche la modalità di utilizzo degli alloggi è cambiata: prevedendo una maggiore dislocazione degli ospiti grazie all’elevato numero di abitazioni presenti in Comunità. Ma l’efficacia del protocollo ha superato i confini di Molino Silla: il modello è infatti divenuto la regola per gli oltre 70 collaboratori della comunità e le loro famiglie i quali, grazie al rispetto di tali regole, sono riusciti preservarsi, dando testimonianza della loro etica professionale.
“Un profondo ringraziamento per questi risultati – afferma Giampaolo Nicolasi, capostruttura della Comunità Incontro – va alla USL Umbria2 che ci sta dando massimo supporto ed è instancabilmente al nostro fianco nell’emergenza. E’ poi notizia di questi giorni che la Fondazione Alleanza Nazionale ha inteso dare un segnale concreto alle associazioni del Terzo Settore impegnate a fronteggiare l’emergenza Covid-19 donando una cospicua somma alle prime cinque organizzazioni sociali e di volontariato che si sono impegnate nell’opera di solidarietà. Tra le realtà destinatarie del contributo figura anche la Comunità Incontro Onlusdi Amelia. Un doveroso ringraziamento va pertanto a questo intervento della Fondazione – sottolinea Nicolasi – che rappresenta la prima risposta concreta e tempestiva ai numerosi appelli che da mesi stiamo lanciando a livello istituzionale per avere un sostegno. La somma verrà totalmente investita nella gestione dell’emergenza, con azioni ed attività a tutela di residenti e staff nelle sedi della Comunità Incontro. E’ necessario come non mai rivolgere una forte attenzione alla cura dei più fragili e dei vulnerabili, per i quali l’isolamento dato dal Covid-19, rischia di aggravare uno scenario già fortemente compromesso. La nostra – conclude Nicolasi – è una struttura votata all’accoglienza ed è in momenti di grande emergenza come questo, che siamo tenuti a dare il massimo perché è oggi che le persone ci chiedono aiuto e dobbiamo tenere aperte le nostre porte. Questo ci ha insegnato don Pierino e questi sono i valori che costituiscono il DNA della Comunità Incontro. Abbiamo chiuso le porte al Covid19, ma abbiamo lasciato aperta la finestra per accogliere i più deboli.
Agli ospiti, allo staff e agli operatori sanitari della Comunità Incontro, per il loro impegno e per seguire scrupolosamente le disposizioni: diciamo grazie!”