Il sindaco di Narni, Francesco De Rebotti ha diffuso un documento, che è un’analisi politica, sulla situazione del Partito Democratico, partito nel quale milita. Un’analisi impietosa che farà sicuramente discutere.
DI FRANCESCO DE REBOTTI
“Il mio ultimo gesto d’affetto ne confronti del Partito Democratico umbro è occuparmene, intensamente, nella sua fase più difficile.
Un partito che semplicemente non esiste più, non appassiona, non produce politica, visione, idee e progetti, non discute in nessun luogo se non in qualche territorio dove ancora qualcuno tira la carretta.
Avete presente la quarantina di sindaci, spesso giovanissimi, e le loro coalizioni politiche e civiche?
Ecco, a questo sforzo di restare in piedi nell’ultimo anno è ascrivibile il 23% delle regionali.
Un partito che non ha saputo rigenerarsi nel tempo, bloccato dal più radicale correntismo, elitario e altero negli atteggiamenti e nella prassi perché sostanzialmente occupato nella gestione del potere e degli equilibri interni, seduto su una rendita sempre più dimagrita, consumata.
E rissoso al proprio interno, ferocemente impegnato in scontri fratricidi che hanno dato vita alla originale categoria delle “Vittime del PD”.
La maggior parte delle quali cadute per fuoco amico, scoraggiamento, disillusione, sfiancamento ed ingenerosità.
Non penso serva aggiungere altro per capire che questa decadente traiettoria non parte dalla crisi della giunta regionale a seguito delle gravi e politicamente devastanti vicende giudiziarie dello scorso anno, ma da ben più lontano.
Casomai quella ne è un risultato finale.
Ricordate le elezioni comunali di Perugia e poi quelle di Terni o Foligno? O il paradigmatico harakiri di San Gemini? I tanti comuni persi? La regione in bilico nel 2015? L’asfaltata nei collegi elettorali?
Sarà arrivata l’ora di tirare una riga?
È possibile RI-costruire una comunità politica profondamente diversa e che ritrovi il piacere, il gusto, la voglia ed il disinteresse nel farne parte?
Cosa pensiamo si aspettino coloro che ancora ci danno un minimo di fiducia e tutti coloro che abbiamo allontanato o che non convinciamo se non questo.
Accanto ad un profondo impegno nei territori, nelle città, nelle periferie sui problemi che si vivono quotidianamente.
E che hanno a che fare con la mancanza di prospettiva, della mancanza di opportunità e di lavoro.
Metterci la faccia, sempre e comunque, ed una visione, idee, progetti.
A partire da un’altra ricostruzione, ben più impegnativa e decisiva per la nostra regione.
Quella che riguarda le aree terremotate ed il loro tessuto economico e sociale.
Valori inoltre, non solo twittati ma praticati, esercitati e vissuti.
Includendo la sostenibilità come carattere distintivo e obiettivo trasversale.
Valori non riconducibili e consegnati ad un’unica personalità, ma patrimonio di un gruppo dirigente plurale ed originale, realmente diffuso, responsabile e coeso.
Inclusivo e coraggioso. Un coraggio che permetta di riconoscere nel PD l’unica comunità a cui appartenere, il bene comune di rappresentanza politica di cui c’è indubbiamente bisogno, in Umbria, nei territori, nelle città e nel paese.
Resettiamoci, liberiamoci delle sovrastrutture del passato e del presente.
Solo così si rispettano le culture di appartenenza, nobili quando vissute nei valori, perniciose quando non contribuiscono alla costruzione di una comunità politica plurale, profondamente impegnata nel confronto e capace di sintesi avanzata, progressista e riformatrice di un modello regionale che non funziona più e che lascia spazi enormi ad una destra inadeguata.
Una destra che si batte con la serietà, la chiarezza e l’autorevolezza delle proposte.
Vivendo la realtà umbra in profondità, anche quella delle piazze che vanno ascoltate, riconosciute e rispettate nella loro essenza democratica e valoriale o di contenuto.
Per farle tornare ad essere le nostre piazze e non quelle a cui accediamo precipitosamente per segnare la presenza.
Ricostruire una comunità ed un’alternativa in regione obbliga ad allargare il protagonismo, non a soffocarlo.
Sperimentare un nuovo gruppo dirigente, un pacchetto di mischia che si è fatto le ossa, in splendida solitudine, nei territori, a contatto con le persone, le imprese, il volontariato.
Che vive la politica tutti i giorni praticandola e non soltanto teorizzandola od affidandola a qualcun altro.
Così come in tante e tanti fanno nelle istituzioni o fuori da esse, voci ed esperienze sparse a rischio dispersione.
Che devono avere cittadinanza e fungere da modello, al contrario di quanto avviene oggi.
Io porto solo e semplicemente la mia esperienza personale, politica ed istituzionale inclusiva, senza seguito di tifosi o adepti.
Vorrei avere invece compagne e compagni di viaggio.
Partendo dal profondo sud dell’Umbria dove più che in altri contesti l’avere piegato il PD a logiche e prospettive correntizie e poi solo personali ha svuotato il PD di credibilità, autorevolezza, consenso e prospettiva.
In un territorio che può invece fare tanto per se stesso e per la comunità regionale, se dotato di una ambiziosa, condivisa ed originale prospettiva di sviluppo, sostenibile e circolare.
Anche io mi sono illuso per tanto tempo che non servisse altro, che potevo dedicarmi al mio piccolo territorio confidando che c’era sempre qualcuno più in grado di me di raccogliere quella splendida avventura del “partito aperto” generata nel 2007, quello dei circoli pieni per intenderci.
L’illusione è finita, insieme a tanti circoli o al valore fondante ed identitario delle nostre straordinarie feste, ed in questi casi si è di fronte ad un bivio.
Abbandonare la nave o mettersi a remare, possibilmente insieme a tutti gli altri, nella stessa direzione.
Non so se è ecumenismo, forse.
So che è l’unica strada possibile, incontrandosi subito per confrontarsi e misurare la voglia e la volontà di metterci radicalmente in discussione.
Di tirare finalmente la già citata riga.
Se invece il congresso è stato inavvertitamente compiuto in occasione della scientifica “scomposizione” della lista del PD per le elezioni regionali e l’intenzione è di far finta di cambiare spartito ma si cambiano solo gli interpreti lo si dica chiaramente.
A me non interessa, ovviamente, ma avrò sempre la motivazione necessaria per combattere una simile prospettiva.
Dopo una coerente, discreta, lunga ed incessante militanza e a 48 anni compiuti ieri, mi regalo i beni più preziosi.
L’autonomia, l’indipendenza, la responsabilità, la solidarietà, il dialogo, la libertà.
La stessa che esercito nelle istituzioni che mi vedono impegnato, il mio Comune e a servizio di quelli dell’Umbria.
In un concetto mi regalo il mio continuare ad essere responsabilmente e appassionatamente sinistra”.