Definì quelli di Arci Gay come “adescatori di minorenni che vanno nei Licei e spiegano ai vostri figli che per fare l’amore bisogna essere o due maschi o due femmine e non si può fare diversamente.”
In seguito a queste affermazioni rilasciate nel 2014, quando ancora non era senatore della Lega, Simone Pillon è stato denunciato dall’avvocato di Perugia, Saschia Soli che le ha ritenute “una serie di falsità, che hanno trasformato un’opera di sensibilizzazione sociale in una campagna di adescamento. Prima che come avvocato ho ritenuto di agire come madre di famiglia.” In quel periodo Arci Gay aveva avviato una campagna di sensibilizzazione, fra i giovani, sui temi legati all’omofobia.
Il senatore Pillon è stato condannato questa mattina dal giudice monocratico del tribunale di Perugia, Michele Cavedoni, a risarcire , in via provvisionale, le parti civili, per 30.000 euro: Omphalos e Michele Mommi. L’entità del risarcimento ( erano stati chiesti 200 mila euro) verrà stabilita in sede civile.
“La condanna del senatore Pillon per diffamazione nei confronti del Comitato Arci Gay Omphalos di Perugia è indubbiamente una buona notizia che finalmente bolla come criminale la condanna di quella persona.” Questo il commento di Giorgio Piazzoni, segretario nazionale di Arci gay. “Questa sentenza, purtroppo, non può rimediare agli enormi danni – ha aggiunto Piazzoni – che le dichiarazioni di Pillon hanno causato alle migliaia di ragazzi e ragazze che si sono visti negare le attività di prevenzione al bullismo omofobico da parte di tante scuole, intimidite dallo sproloquio assurdo del senatore. In questi anni le calunnie diffuse da Pillon e dai suoi discepoli hanno impedito che le istituzioni scolastiche affrontassero in modo serio il contrasto dell’omofobia nelle scuole e l’educazione al rispetto delle differenze.”
“Non possono essere calpestati i diritti delle persone gay e lesbiche – ha affermato Fabrizio Marrazzo, Gay Center. Resta importante – ha aggiunto – l’approvazione di una legge contro l’omofobia.”
“Sono stato condannato in primo grado – ha commentato il senatore Pillon – per avere osato difendere la libertà educativa delle famiglie che, a quanto pare, non possono più rifiutare l’indottrinamento gender propinato ai loro figli. Ricorreremo in appello ma è proprio vero che certe condanne sono medaglie di guerra. Nel tempo dell’inganno – ha aggiunto – dire la verità è un atto rivoluzionario, diceva Orwell. Io non mollo.E non mollerò mai. Certo è che – ha concluso Pillon – se difendere le famiglie che non vogliono che i loro figli siano indottrinati con i gender, porta a queste conseguenze, credo che sia un problema serio di libertà di opinione nel nostro paese.”