Di Chiara Furiani
Mentre poco a poco fioccano le anticipazioni riguardo al futuro cartellone estivo di Perugia, è arrivato anche il momento di godersi un altro mini-UJ.
Dopo la più che soddisfacente quattro giorni autunnale ternana, ecco che arriva l’Umbria Jazz Winter di Orvieto, in programma dal 28 dicembre al 1 gennaio.
Ci si sarebbe forse aspettata qualche “strenna”, qualche “effetto speciale” in più da questa edizione del trentennale.
Ma tant’è, la buona musica ci sarà comunque e questa rassegna natalizia farà di certo da ottimo traino alla kermesse di luglio.
Senza dubbio da non perdere il concerto di Joe Lovano, grande mattatore del sax tenore già più volte protagonista di memorabili esibizioni a Umbria Jazz nel corso degli anni.
Sempre in bilico tra tradizione e innovazione Lovano ha saputo ritagliarsi uno spazio di assoluto rilievo che lo rende tra i protagonisti imprescindibili della scena jazz di oggi.
A Orvieto suonerà il 29 dicembre, non solo accompagnato dal suo trio, ma in tandem con la ottima Umbria Jazz Orchestra, presenza ormai fissa del festival e protagonista di numerose accoppiate con altri grandi nomi del jazz.
La stessa sera apre il concerto l’ottimo trombettista italiano Fabrizio Bosso, con un accattivante progetto dedicato all’universo musicale di Stevie Wonder.
Ci sono anche altre presenze italiane a Orvieto: il sassofonista bolognese Piero Odorici è ospite fisso a ogni UJ che si rispetti e un altro gradito ritorno è quello di un altro bravo sassofonista, il siciliano Francesco Cafiso, che proprio grazie a UJ, ancora poco più che bambino, mosse i primi passi di quella che ormai è una brillante carriera.
La ribalta di UJ accoglie anche l’orvietano Filippo Bianchini, anche lui sassofonista, in duo col pianista sardo Luca Mannutza.
Non poteva mancare una voce, e quest’anno la scelta è stata per Cécile McLorin Salvant, tra i maggiori talenti del canto jazz attualmente sulla piazza.
Già ascoltata più volte a UJ, ma prevalentemente nell’ambito di progetti articolati con più artisti, qui invece la Salvant avrà il palco tutto per sé.
Oltre che per la bella voce, questa artista spicca per il coraggio, la curiosità, la voglia di sperimentare; in un contesto che oggi premia spesso cantanti anche brave, ma che si limitano a riproporre pedissequamente lo stile delle grandi del passato – emblematico il caso di Samara Joy, già vista ad UJ, praticamente copia carbone di Sarah Vaughan – la Salvant è veramente una perla rara e sarebbe un vero peccato perdersela.
Tempo di jazz quindi, mentre già sale l’acquolina in bocca per i grandi nomi pop del prossimo luglio già sciorinati: Toto, Lenny Kravitz, Nile Rodgers.