La memoria di questi giorni va tutta alla “spagnola”, la pandemia che fece alla fine degli Anni Dieci del secolo scorso almeno cinquanta milioni di morti. Ma nessuno sembra ricordarsi che nel 1957 arrivò, sempre dall’Oriente, da Hong Kong, per la precisione, l’asiatica, una pandemia terribile con due milioni di decessi. Alla fine. Il 4 ottobre 1957 Il Messaggero titolava: “Quattordici morti per l’influenza asiatica in soli tre giorni nella provincia di Roma. Sempre grave l’epidemia in Sicilia. Rinviata in altre province l’apertura delle scuole”. Ma non era nemmeno la notizia di prima pagina.
L’”asiatica” causò ben trentamila morti in tutt’Italia, un numero che non è stato superato. E siccome è cosa di sessanta anni fa non è difficile incontrare persone che l’hanno subita. Roberto Seri, che è del 40’ ricorda che le scuole rimasero quasi vuote dal marzo sino alla fine dell’anno scolastico: “Capitava che i bambini, miei compagni, ma io stesso, si prendevano l’asiatica, poi ritornavano a scuola per riammalarsi di nuovo. Alla luce di quanto si vede adesso è stato un chiaro segno di infezione successiva. Non mi ricordo né vaccini e nemmeno particolari avvertenze”. Maria Lanari, già consigliera comunale: “Io me la ricordo bene, avevo 8 anni. Ebbi l’asiatica per ben due volte, con tanto di focolaio al polmone diagnosticato dal compianto dottor Manini con consulenza nel suo ambulatorio attraverso una radiografia. Ne mantengo un ricordo molto vivo”.
A dire la verità fu l’asiatica che spinse le autorità sanitarie mondiali a mettere in pista i primi vaccini. Negli archivi comunali poi non vi sono traccia in quell’anno di provvedimenti particolari nei confronti di scuole anche se la pandemia colpiva duro. Aurelia Cascianini, settanta anni, quando si parla di asiatica dice sempre: ”Mi si è portata via la nonna”. Perchè anche allora chi rimaneva colpito in maniera fatale era quasi esclusivamente una persona anziana con patologie. A dire la verità anche l’anno successivo ritornò l’asiatica ma il virus era meno virulento e tutto finì nel dimenticatoio.