È polemica sull’abrogazione della Regione dell’interruzione di gravidanza farmacologica. Approvata con delibera regionale nel dicembre 2018, dava indicazione agli ospedali umbri di organizzare con day hospital il servizio per l’interruzione volontaria della gravidanza farmacologica.
Per la decisione ha esultato il senatore Simone Pillon, commissario della Lega di Perugia.
“Da oggi gli interventi dovranno essere effettuati, come previsto dalla legge, in regime di ricovero ospedaliero, evitando che la donna sia di fatto lasciata completamente sola anche davanti a eventuali rischi, come emorragie, infezioni o altre gravi complicanze. Il tutto, ha affermato Pillon, con buona pace della sinistra che, brava solo a parole a difendere i diritti delle donne, si è opposta fino alla fine, preferendo anteporre le ideologie alle reali esigenze della salute femminile”.
I consiglieri regionali dell’opposizione, Bori, Meloni, Paparelli, Porzi e Bettarelli (Pd), De Luca (Movimento 5 Stelle) e Bianconi (Misto) hanno, invece, puntato il dito sulla Giunta regionale per aver “complicato in maniera strumentale l’accesso all’interruzione della gravidanza farmacologica.
“La presidente Tesei – scrivono in una nota – riporta indietro le lancette della storia ai tempi in cui venivano negati i diritti delle donne, al solo scopo di assecondare il volere dell’ultraconservatore Senatore Pillon, suo collega di partito”.
Pieno sostegno alla scelta della Giunta regionale guidata da Donatella Tesei e sottoscritta dall’assessore Coletto, da parte dei consiglieri regionali della Lega , Paola Fioroni, Francesca Peppucci, Stefano Pastorelli, Daniele Carissimi, Enrico Melasecche, Daniele Nicchi, Valerio Mancini, Eugenio Rondini.
“Stupisce che la sinistra ancora sia convinta che lasciare sole le donne in un momento tanto difficile, sia un modo per aiutarle”.
“La donna deve essere libera di scegliere dove assumere il farmaco ru 486, domicilio o ospedale – affermano in una nota Valentina Porfidi segretaria della Cgil di Terni e Luciana Cordoni del coordinamento donne dello Spi Cgil di Terni – ferma restando l’attenzione e la tutela della salute, prima durante e dopo la somministrazione. L’interruzione di gravidanza è già una scelta comunque traumatizzante e riteniamo che non si possa aggiungere trauma al trauma con l’obbligo ospedaliero – affermano le due rappresentanti sindacali – spetta invece alle Istituzioni, in questo caso alla Regione dell’Umbria, garantire l’assistenza domiciliare attraverso il potenziamento dei servizi territoriali. Occorre una politica di rilancio dei consultori, concludono Porfidi e Cordoni, tornando ad essere un punto di riferimento dei servizi socio/sanitari nel Territorio per le donne e per la famiglia”.
Sulla vicenda è intervenuta anche l’associazione culturale Civiltà Laica di Terni.
“Simone Pillon esulta per l’approvazione della delibera che prevede il regime di ricovero di tre giorni per la somministrazione della RU486, si legge in una nota, nascondendosi dietro la volontà di tutelare la salute della donna: di fatto questa scelta non fa altro che complicare l’accesso all’Ivg già reso un percorso ad ostacoli per la massiccia presenza di obiettori negli ospedali, di personale giudicante e di associazioni pro life e preti che cercano di fare pressione sulle donne, delle sedute ridotte al minimo che prevedono tempi di attesa lunghi ed estenuanti. Il Senatore Pillon attacca la sinistra perché opponendosi alla delibera antepone l’ideologia alla tutela della salute: ci duole dover ricordare che sono stati impiegati ben otto anni per rendere effettiva la somministrazione in Day Hospital della RU, tra vari giochi e mediazioni politiche sulla pelle delle donne. Solo grazie alle pressioni delle organizzazioni femministe e laiche, delle professioniste pro choice, di una società civile consapevole e libera, ricorda Civiltà Laica, si è raggiunto questo risultato nel 2018, nonostante si siano succeduti due governi della Regione a maggioranza di centro sinistra e guidati da due donne. Pillon banchetta sui corpi delle donne, è ora di avvelenare questo banchetto”.
“Il Popolo della Famiglia Umbria esprime apprezzamento per la scelta della Giunta regionale che ha deciso per l’abrogazione della delibera regionale che consentiva agli ospedali della nostra regione di organizzare con il day-hospital il servizio per la interruzione volontaria della gravidanza farmacologica. Il Popolo della Famiglia, in un momento delicato ed importante per tutta l’umanità, si legge in una nota, in cui si cerca di dare una interpretazione globale al problema dell’ambiente e dell’ecologia, si muoverà sempre nell’interesse del nascituro e del più debole, consapevole che esiste un lecito e fondamentale diritto alla vita e a nascere, oltre al dovere di aiutare le donne in difficoltà”.
Un plauso alla giunta regionale dell’Umbria viene anche dall’Associazione Family Day dell’Umbria e dall’Associazione Famiglie Numerose.
“Si tratta di un passo avanti nella tutela della salute della donna, scrivono, perché da ora in avanti la donna alla quale viene somministrato l’aborto per via farmacologica verrà sottoposta per eseguire l’intervento a regime di ricovero ospedaliero e non più lasciata da sola a vivere il drammatico momento dell’espulsione del feto in solitudine, nel bagno di casa.
Va detto che questa modalità di interruzione delle gravidanza è richiesta in Italia solo nel 15% dei casi (dati Ministero della Salute, 2018) e che le controindicazioni registrate con l’uso della pillola abortiva hanno portato nel mondo anche 27 morti di donne (un caso in Italia nel 2014) e secondo un rapporto di Food and Drug Administration con una media di 228 eventi avversi all’anno di varia natura legati alla somministrazione di Ru486”.