Il Tribunale Ordinario di Roma ha condannato ENEL a corrispondere un risarcimento ai familiari di Franco Galantini, ex operaio della multinazionale dell’energia deceduto nel giugno 2018 all’età di 72 anni a causa di un mesotelioma pleurico epiteloide maligno derivante dall’esposizione professionale all’amianto. Alla vedova, Antonietta Vitali, e alle figlie Alessandra e Simona, andrà una somma “pro quota” di €129.157,50.
Galantini era nato a Gualdo Tadino, aveva prestato servizio presso la centrale ENEL di Gualdo Cattaneo per 33 anni, lavorando come manutentore di officina meccanica e delle linee elettriche, nello specifico si occupava di riparare e rimuovere sagome in lamiera e operare su tubi, valvole e altri elementi contenenti amianto, che, per via delle elevatissime temperature, spesso si sfaldavano rilasciando nell’aria le fibre letali. Fino al 1990 l’uomo e gli altri operai non disponevano di adeguate misure di protezione individuale, come mascherine altamente filtranti contro polveri di silice e amianto, né era a conoscenza della presenza delle fibre nocive e del loro impatto sulla salute. In aggiunta, durante le pause pranzo, consumava i pasti nel cantiere e riportava a casa indumenti contaminati di amianto mettendo a rischio anche la salute dei suoi familiari. Utile ricordare che le microscopiche fibre d’amianto, penetranti e letali, rimangono intrappolate nei vestiti, così come nei capelli, contaminando pertanto l’ambiente domestico. Nel 2016 l’operaio ha manifestato i primi sintomi della malattia, diagnosticata inizialmente come “versamento pleurico”, e nel 2017 la terribile conferma di mesotelioma, male che lo ha portato alla morte in soli otto mesi. L’Enel , aveva negato, anche in sede giudiziaria, qualsiasi nesso causale tra l’esposizione al patogeno e lo sviluppo della malattia arrivando persino a smentire che l’operaio fosse venuto a contatto con la fibra killer.
L’Avv. Ezio Bonanni, Presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto e legale della famiglia, ha tuttavia dimostrato il contrario, attribuendo proprio a Enel anche la violazione degli obblighi relativi alla sicurezza sul lavoro, la cui condotta attesta “negligenza, imprudenza e imperizia”.
Enel ha preannunciato appello avverso la sentenza di condanna.
“Prendiamo e ci permettiamo di osservare che le uniche iniziative aziendali, a fronte di danni alla salute dei dipendenti per esposizioni ad amianto, sono quelle di resistere alle domande di risarcimento – sottolinea l’avvocato Bonanni – Da una grande azienda ci si attenderebbe, invece, la solidarietà per le vittime, la sorveglianza sanitaria per i lavoratori esposti, e anche il risarcimento del danno. L’appello non ci fa paura, e siamo fiduciosi nella conferma della sentenza”.