Pietro Paolo Marconi ha intervistato telefonicamente nei giorni precedenti il Natale il vice presidente della commissione Difesa della Camera, l’onorevole Piero Fassino , su temi di stretta attualità politica.
ECCO L’INTERVISTA
Domanda. Non pensi che la sola possibilità di fermare il conflitto Russia-Ucraina sarebbe stata quella di una trattativa prima che la guerra scoppiasse? Purtroppo è fallita, oggi tutto è più complicato, sia che la Russia vinca o no, l’unica cosa auspicabile sarebbe chiuderla qui ed aprire una trattativa seria che garantisca pace e cooperazione per tutti. Le sfide che abbiamo all’orizzonte sono tutt’altro che semplici a cominciare dall’emergenza climatica. E’ passato più di un anno, migliaia e migliaia di morti e non si vede uno sbocco a questa crisi. Cosa ne pensi tu?
L’iniziativa di Papa Francesco, che come avrai ben notato ha scelto, con il Cardinale Zuppi, di intraprendere un percorso diplomatico, e non si è mai schierato né con l’una né con l’altra parte, perché il Pd non si schiera dalla parte di papa Francesco, insieme a Flavio Lotti, che conosco da quarant’anni, coordinatore del Tavolo della Pace? Non sarebbe un ‘ importante iniziativa?
On. Piero Fassino: Non è facile individuare una soluzione che consenta di mettere fine alla guerra.
L’obiettivo degli ucraini è riconquistare i territori occupati dai russi restaurando i confini del 24 febbraio 2022.
Ma i russi hanno l’obiettivo opposto, tant’è che hanno annesso alla Federazione Russa i territori occupati, dichiarando irreversibile quella decisione.
Qualcuno propone un compromesso: ingresso dell’Ucraina nella Unione Europea e garanzia Nato per la sicurezza Ucraina in cambio di cessione alla Russia dei territori ucraini annessi. Ma quale dirigente ucraino sarebbe disponibile a firmare un accordo che mutili il territorio del proprio Paese ?
Occorre un impegno forte della Comunità internazionale per individuare una proposta di soluzione che per ora ancora non c’è. Anche la mediazione di Mons. Zuppi si è arenata. I prossimi mesi saranno decisivi per cercare di sbloccare l’impasse
Domanda. In questi giorni la guerra in Israele e Palestina. Cosa pensi in proposito, e come si esce da questo baratro??
On. Piero Fassino: Non meno complessa la situazione in Medio Oriente. Il massacro del 7 ottobre perpetrato da Hamas e la reazione difensiva di Israele con il suo carico di vittime hanno scavato un solco profondo di odio, rancore e sfiducia che rende molto difficile rimettere in moto un processo di pace. Giusto affermare che l’unica soluzione è 2 popoli/2 Stati. Ma dopo quel che è accaduto in queste settimane è una prospettiva tutta da ricostruire, a partire dagli interlocutori di un negoziato.
Netanyahu non ha mai creduto in una soluzione di convivenza tra due Stati e dunque servono negoziatori israeliani che invece ci credano. Abu Mazen e l’ANP sono deboli e screditati. Hamas rifiuta l’esistenza stessa di Israele e intende ostacolare qualsiasi accordo.
Per rimettere in moto un percorso di pace ci sono alcuni passaggi ineludibili.
In primo luogo la sconfitta di Hamas, sottraendole il controllo della striscia di Gaza.
In secondo luogo una leadership israeliana che creda in una soluzione 2 popoli/2Stati. In terzo luogo una leadership palestinese che possa raccogliere la fiducia della propria gente. E infine un coinvolgimento internazionale forte, non solo di Stati Uniti e Unione europea, ma anche dei paesi arabi a partire da quelli che hanno sottoscritto gli Accordi di Abramo. Tutte condizioni da costruire.
Domanda. Un altro tema che vorrei affrontare con te è la situazione del partito. Ho sempre seguito il tuo percorso politico, non potrei dimenticare, da juventino, l’inaugurazione dello stadio, della Juventus con Andrea Agnelli. Perché secondo te abbiamo perso così tanti voti? In Umbria, la mia regione, da sempre rossa, ci troviamo con la lega in regione e Bandecchi a Terni,( vuole costruire un ospedale privato nei pressi dello stadio della Ternana); anche nei piccoli centri come Arrone, Fratelli d’Italia ha la maggioranza, anche se abbiamo mantenuto il sindaco perché è un bravo giovane del PD, ma non si sa quanto possa durare. Bastano gli errori commessi dalla Giunta Marini e Bocci per spiegare questo tracollo?
On. Piero Fassino: Quanto alla tua domanda sulla situazione umbra, che non conosco nel dettaglio, non ho certo consigli da dare. La crisi politica e istituzionale che ha portato la destra per la prima volta alla guida della regione ha scioccato tutti.
Ha probabilmente pesato la cinquantennale posizione di governo della sinistra che, unita alle vicende che portarono alle dimissioni della giunta Marini, ha spinto gli elettori a votare per un radicale cambiamento. Alla prova dei fatti si trattava di un’illusione perché la giunta di destra si è dimostrata incapace di corrispondere alle attese dei cittadini.
Vale anche in Umbria quel che vale a livello nazionale. Fischiare i falli della destra è necessario e giusto, ma abbiamo bisogno contemporaneamente di rendere più visibili e chiare le nostre proposte aprendoci a un confronto ampio con i tanti mondi della società e costruendo con loro l’alternativa alla destra. E questo deve essere il terreno su cui costruire una effettiva unità nel partito. Una unità che non sia frutto di negoziati tra correnti, ma condivisione di progetti e proposte per il governo della regione e del Paese.
Un’ultima domanda sulle primarie estese a tutti i livelli. Nel 1985, Giacomo Porrazzini mi volle in lista con il PCI, ma prima che la proposta fosse accettata passò circa un mese, perché il Comitato dei saggi, così era chiamato, doveva prendere informazioni sul mio conto. Ora tu che ne pensi? Le primarie sempre?
On .Piero Fassino: Uno dei temi principali per un rilancio del PD è mettere mano ad una profonda riforma del partito. Sappiamo che il sistema politico-istituzionale è stato investito da radicali cambiamenti. È cresciuta l’astensione; partiti e organizzazioni di rappresentanza si sono indeboliti; i cittadini si sono sentiti espropriati da una legge elettorale che non consente di scegliere gli eletti; l’irruzione della comunicazione digitale ha radicamento, cambia forme di comunicazione, relazione e organizzazione.
Vi è dunque la necessità di ripensare le forme dell’organizzazione politica, i suoi linguaggi, le modalità di selezione dei dirigenti.
In questo scenario appare necessaria anche una riflessione sullo strumento delle primarie, tenendo conto in ogni caso che si sono rivelate l’unico strumento di partecipazione dei cittadini che infatti vi partecipano in notevole quantità. A mio avviso non si tratta di abolire le primarie, quanto di rivederne le regole in ragione da garantirne uno svolgimento trasparente e corretto.