Ospitiamo un intervento del vice presidente del consiglio comunale di Terni, Raffaello Federighi, su una vicenda che in questi giorni è sulle prime pagine dei giornali, la destituzione del generale Roberto Vannacci dopo il polverone suscitato dalle opinioni contenute in un suo libro, “Il mondo al contrario”. Proprio sulla libertà di pensiero e di opinione, sanciti dalla Costituzione, fa riferimento Federighi, insieme ad altre considerazioni.
DI RAFFAELLO FEDERIGHI
E’ di stretta attualità la vicenda del Generale di Divisione Roberto Vannacci, finito nelle cronache nazionali per avere (a proprie spese) pubblicato un libro da lui scritto intitolato “Il mondo al contrario”. Il fatto in sé non è stato apprezzato dai vertici della Difesa, tanto che Crosetto, il Ministro competente, ha definito farneticanti le affermazioni espresse nel libro e ha avviato un procedimento disciplinare a carico dell’autore, destituendolo dal comando.
Nelle cronache citate, tuttavia, non vedo traccia di un’analisi obiettiva, né dell’autore, né di ciò che realmente è contenuto nelle 373 pagine del testo incriminato che io, al contrario di altri, ho letto, con la necessaria attenzione.
Ma veniamo al Generale Vannacci, sostanzialmente fucilato alla schiena senza processo e fatto passare per un pazzo. Qualcuno si è chiesto chi è realmente? Preliminarmente, penso sia pacifico sostenere che non si diventa Generale di Divisione a 55 anni senza essere stato costantemente valutato ed avere ottenuto esiti eccellenti da tali valutazioni. Ma Vannacci non è un qualsiasi Generale, è un Comandante di Forze Speciali, che ha combattuto a lungo e con onore a difesa degli interessi italiani, è un ufficiale di Stato Maggiore, che ha comandato la Brigata Paracadutisti Folgore, ha tre lauree, parla correntemente più lingue straniere, gode della considerazione di ambienti militari alleati, ha molteplici decorazioni al merito. Decisamente il suo profilo non appartiene ad una persona non affidabile o dedita ad esternazioni che rasentano la follia.
In effetti, se estrapoliamo le frasi da un contesto ragionativo ponderato, possiamo dare loro il significato più negativo, se invece le valutiamo con obiettività, esse sono sostanzialmente ovvie nella loro concettualità, vicine però al comune sentire ma lontanissime dalla cultura radical chic imperante.
Ecco i principali concetti incriminati: “la maggioranza delle persone ha comportamenti eterosessuali”, “la legittima difesa della propria abitazione violata non dovrebbe mai essere punibile”, “la gestione dei flussi migratori è stata fallimentare”. Siamo nel campo delle opinioni, non necessariamente condivisibili, ma certamente legittime, al di la del clamore mediatico artatamente fuorviante che si tende a dare loro.
Con buona pace del Ministro, la libertà di opinione e di espressione è tutelata al massimo livello. Vorrei a tale proposito citare l’Art. 21 della Costituzione, l’art. 11 della Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea, l’art. 10 della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, oltre a innumerevoli sentenze della Corte Costituzionale (n.9/1965. n.84/1969) e della Suprema Corte di Cassazione (sez. III n.22527/2006) che costantemente e in maniera univoca ribadiscono come la libertà di pensiero e di opinione siano fondamenti imprescindibili di ogni ordinamento democratico.
Certo, dirà qualcuno, ma quello è un Generale, non può parlare liberamente. Invece sì, se parla come privato cittadino e non disquisisce di argomenti militari in contrasto con la linea politica del proprio Paese. Comunque, prima di assumere qualsiasi provvedimento a lui dannoso, occorre promuovere una procedura disciplinare formale, con una preliminare contestazione degli addebiti, garantendo allo stesso una regolare garanzia difensiva, diversamente siamo nel campo dell’arbitrio.
Personalmente sono contrario a qualsiasi discriminazione e ritengo che i comportamenti sessuali, se non costituiscono fattispecie penalmente perseguibili, attengono alla sfera privata e riservata di ogni individuo, purché maggiorenne e capace d’intendere e di volere. Essi, per nessuna ragione, possono essere catalogati o comportare conseguenze comunque negative. Sono altresì dell’opinione che se i diritti vengono tutelati cessa anche la propensione a esternazioni spettacolarizzanti ed è per questo che il diritto deve normare un sentire ormai comune nella società. Ciò non significa ammettere dittature da parte di minoranze, ancorché potenti, diffuse e danarose, né consentire la distruzione mediatica e professionale di chi ha un pensiero diverso.
Questo è quanto alla fine di un ragionamento che deve rimanere pacato, giuridicamente ineccepibile e eticamente corretto, la cui finalità è essenzialmente quella di promuovere una dialettica e dibattiti costruttivi, anche e soprattutto su temi delicati.
Personalmente, esprimo al Generale Roberto Vannacci, da cittadino e da collega, che ben conosce le profonde ferite sul fisico e sull’anima che tale professione comporta, tutta la mia gratitudine e considerazione, quella che ogni italiano dovrebbe a un Soldato del suo Paese.