“Segnora illustrissima, stile e vesti delle clarae donne del Rinascimento e del Barocco italiani”, in distribuzione nazionale per Intermedia Edizioni è il primo titolo della neonata collana ‘Habitus’ ideata in collaborazione con l’autrice Elisabetta Gnignera che ne è la direttrice editoriale. La collana si propone di indagare da una prospettiva inedita, fenomeni sociali e insospettabili influencers’ ante -litteram che hanno fatto la storia dell’abbigliamento e plasmato l’estetica del loro tempo.
Già nel titolo ‘Segnora Illustrissima’, questo volume parla delle complesse e articolate gerarchie vigenti nell’epoca d’interesse quando, specie se destinata a figure orbitanti in contesti centro-meridionali, la corrispondenza corrente registra titoli di ossequio e cortesia quali ‘Illustrissima Signora’ o ‘Segnora Illustrissima’ se è il milieu filo-iberico a farla da padrone come nel caso di Lucrezia Borgia, una delle cinque donne-simbolo intorno alle quali si articola cronologicamente il volume.
Caterina Sforza (1463-1509), Lucrezia Borgia (1480-1519), Isabella d’Este (1474-1539), Vittoria Colonna (1490-1547) e Olimpia Maidalchini Pamphilj (1591-1657) sono infatti le donne la cui personalità è stata passata al vaglio della documentazione coeva e ‘appresa’ dall’autrice attraverso le sfumature di senso che trapelano da lettere e cronache, accostando, come in un puzzle, tessere diverse a comporre una immagine inedita di queste figure complesse come, del resto tale, fu la stagione che si trovarono a vivere e in cui le apparenze erano ben più di ciò che il termine vuole ancora significare.
Caterina, sperimentatrice di belletti in total black.
Lucrezia dalle bionde chiome, seducente, spirituale, vituperata.
Isabella, influencer ante litteram tra acconciature e profumi.
Vittoria, sposa senza marito e madre senza figli, poeta.
Olimpia, filantropa e riedificatrice dal look austero.
Per raccontare le loro vite straordinarie, l’autrice Elisabetta Gnignera esplora le fonti documentali concentrandosi su aspetti ascrivibili a un femminino percepito frivolo e ne mette in luce la profondità, facendole parlare in quelle che ha chiamato ‘Biografie vestimentarie’.
Accanto ad una sintetica cronologia della vita di ognuna, l’autrice ha fatto scorrere, seguendo gli eventi accaduti, una serie di testimonianze documentarie relative sì alle vesti, ma capaci di gettare una luce nuova sulla società di quel preciso momento storico dove l’apparenza era anche sostanza e tutto questo ben prima della moderna social-mania quando le mode si imponevano con una perentorietà dettata dalla difficoltà di circolazione delle stesse e in corti la cui esiguità territoriale nulla toglieva alla capacità delle loro nobili rettrici, di porsi come vere e proprie protagoniste o meglio ‘influencers’ del loro tempo.
Proprio attraverso quello che ci resta delle loro ‘apparenze’, ognuna di queste cinque donne ci farà immergere nelle atmosfere del Rinascimento e Barocco italiani a cavallo di tre secoli che hanno gettato le basi di quella eccellenza artigianale e manufatturiera italiana in grado ancora oggi di incantare il mondo: si tratta infatti della capacità tutta italiana di creare ‘raffinamento esteriore’, sollecitata dalla ‘vanità’ ma anche da esigenze politico-diplomatiche e di decoro manifestate a vari livelli dalle varie casate magnatizie, che di fatto ‘codificava’ un saper fare di eccellenza dove arte, artigianato e tecnologia si fondevano insieme per ottenere risultati stupefacenti.