“La zona ha delle caratteristiche che favoriscono un processo che qui è diventato naturale ma che, in altre parti del mondo, è stato ricreato artificialmente. Si tratta del processo di mummificazione”.
Ha iniziato così il reportage da Ferentillo, Roberto Giacobbo, conduttore e ideatore di “Freedom-Oltre il confine”, il lunedì in prima serata su Italia1, che ieri sera ha dedicato spazio alle “Mummie” ferentilliane.
“Questa storia è iniziata così, venivano sepolti dei morti e, invece di deteriorarsi i loro corpi si mummificavano. Una componente di sale, la secchezza di alcune zone , l’umidità, la temperatura, favorivano questo processo. Qui a Ferentillo, queste mummie le hanno raccolte in un luogo che stiamo per visitare, ce ne sono due che arrivano dal lontano oriente”.
L’antropologo Gaspare Baggieri incorre in uno scivolone geografico trasferendo Ferentillo dalla provincia di Terni a quella di Perugia. Quanto meno, dunque, bocciato in geografia.
Giacobbo, invece, entra nel museo, ospitato in una ex chiesa, dove “25 corpi sono ancora custoditi”. Fa vedere due soldati napoleonici, uno dei quali è morto impiccato e l’altro torturato.
“Queste mummie – afferma Giacobbo – fin dal loro ritrovamento hanno suscitato l’interesse di molti e nel 1887 anche dell’Accademia dei Lincei che si è occupata di loro tramite due professori universitari. Nonostante i numerosi studi portati avanti non è stato possibile ancora effettuare una precisa datazione delle singole mummie in quanto sono state contaminate dal terreno e da numerose manipolazioni che sono avvenute nel corso del tempo. Queste variabili potrebbero fornire dati troppo poco precisi e attendibili. Ma è notizia recente che proprio in questo periodo si stanno facendo nuovi test e nuovi studi”.
Giacobbo mostra poi le due mummie cinesi , di cui di una è rimasta solo la testa che – ricorda – ” fu rubata e ritrovata poco lontana da qui alla Cascata delle Marmore, in un sacchetto” . Si trovavano in Italia – spiega Dina Filipponi, responsabile del Museo “probabilmente per un evento religioso, un Giubileo, dovremmo essere intorno al 1750, si trovavano in questa zona perché erano diretti a Roma, furono colpiti da colera , morirono qui e finirono in questo cimitero.”
Le storie sono tante come quelle di un uomo morto nel 1871 il cui corpo non viene esposto perché ci sono ancora in vita dei parenti. Fu ucciso con 27 coltellate.
A testimonianza della naturalità del processo di mummificazione che si verifica in quel luogo Giacobbo fa vedere il corpo di un’aquila , posto lì nel 1980, e mummificato anch’esso.
Il viaggio all’interno del museo si conclude facendo vedere un bambino che avrebbe dovuto avere fra i 3 e i 5 anni, quando è morto. E’ stato sepolto con i vestiti, “un estremo, dolce, atto d’amore”.
“Che avventura”, esclama Giacobbo, tornando all’aperto. Sotto di lui Ferentillo.
Il programma è stato visto da 985.000 spettatori, share 4,73%.