Lugnano in Teverina festeggia Sant’Antonio Abate domenica 19 gennaio. Dopo la messa celebrata nella chiesa dedicata al santo si svolgerà la tradizionale benedizione degli animali, alla presenza anche della banda cittadina. Per l’occasione verrà distribuito il tipico biscotto di Sant’Antonio, nato da un’antica ricetta che si tramanda di generazione in generazione e che vede la lavorazione di un impasto al gusto di anice che ancora oggi ha un notevole successo per la sua genuina prelibatezza.
E domenica il Santo verrà festeggiato anche ad Arrone. Alle ore 11.30 si terrà una messa nella chiesa di Santa Maria, preceduta dalle tradizionali sonate del Gruppo Campanari alle ore 10.45, 11, 11.15 e 11.25 eseguite nel campanile della chiesa di San Giovanni Battista. Al termine della celebrazione liturgica, accompagnata sempre dal suono delle campane, ci sarà la benedizione degli animali con la sfilata di cavalli e la distribuzione delle tradizionali ciambelle.
A Sambucetole verrà riproposto il tradizionale appuntamento per la festività di Sant’Antonio Abate. Una formula ormai collaudata, ma sempre aperta nei confronti di novità interessanti e coinvolgenti, vedrà come protagonisti non solo gli animali ma, in senso lato, la terra, il legame che unisce ad essa, le tradizioni, gli usi, i ricordi. Insomma, la cultura contadina ed umbra in particolare. Domenica dopo la Messa delle ore 10.30 seguirà il raduno degli animali e dei mezzi agricoli al bivio di Sambucetole con successiva partenza del corteo. Alle ore 11.15 ci sarà la benedizione degli animali sul sagrato della chiesa e alle ore 13 il tradizionale pranzo nei locali della Taverna dello Schiavone con cinghiale offerto dalla squadra di Frattuccia. Chiudono il corteo le Auto Storiche del Club il Magnete – Amelia Motori.
Antonio nacque a Coma in Egitto (l’odierna Qumans ) intorno al 251. Figlio di agiati agricoltori cristiani, rimase orfano prima dei vent’anni, con un patrimonio da amministrare e una sorella minore cui badare e sentì ben presto di dover seguire l’esortazione evangelica “se vuoi essere perfetto, va, vendi quello che possiedi e dallo ai poveri”. Così, distribuiti i beni ai poveri e affidata la sorella a una comunità femminile, seguì una vita solitaria in preghiera, povertà e castità. In questi primi anni fu molto tormentato da tentazioni fortissime, dubbi lo assalivano sulla validità di questa vita solitaria. Consultando altri eremiti venne esortato a perseverare. Lo consigliarono di staccarsi ancora più radicalmente dal mondo.
Allora, coperto da un rude panno, si chiuse in una tomba scavata nella roccia nei pressi del villaggio di Coma. In questo luogo sarebbe stato aggredito e percosso dal demonio; senza sensi venne raccolto da persone che si recavano alla tomba per portargli del cibo e fu trasportato nella chiesa del villaggio, dove si rimise. In seguito Antonio si spostò verso il Mar Rosso sul monte Pispir dove esisteva una fortezza romana abbandonata, con una fonte di acqua. Era il 285 e rimase in questo luogo per 20 anni, nutrendosi solo con il pane che gli veniva calato due volte l’anno.
In questo luogo proseguì la sua ricerca di totale purificazione, pur essendo aspramente tormentato, secondo la leggenda, dal demonio. Con il tempo molte persone vollero stare vicino a lui e abbattute le mura del fortino, liberarono Antonio dal suo rifugio. Antonio allora si dedicò a lenire i sofferenti. Nel 311, durante la persecuzione dell’imperatore Massimino Daia, Antonio tornò ad Alessandria per sostenere e confortare i cristiani perseguitati.
Tornata la pace, Antonio visse i suoi ultimi anni nel deserto della Tebaide dove, pregando e coltivando un piccolo orto per il proprio sostentamento, morì all’età di 105 anni, probabilmente nel 356. Venne sepolto dai suoi discepoli in un luogo segreto.