La Presidente dell’Assemblea Legislativa dell’Umbria, Donatella Porzi, interviene sulla celebrazione del 10 Febbraio, “Giorno della memoria”, istituita nel 2004 per conservare e rinnovare “la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale”.
Ecco la nota integrale.
“Il Giorno del Ricordo è un momento di riflessione sulla storia italiana e sulla sua identità. Oggi, infatti, non rievochiamo solo la tragedia delle foibe, ma anche l’esodo degli istriani, fiumani e dalmati che coinvolse centinaia di migliaia di nostri connazionali”. Così la presidente dell’assemblea legislativa dell’Umbria, Donatella Porzi che aggiunge: “solo la conoscenza e la coscienza delle tragedie della nostra storia può farci costruire un percorso unitario e sempre più forte”.
“Questa giornata, come ha sottolineato il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella il 10 febbraio dello scorso anno – prosegue Porzi – ‘ha contribuito a sanare una ferita profonda nella memoria e nella coscienza nazionale. Per troppo tempo le sofferenze patite dagli italiani giuliano-dalmati con la tragedia delle foibe e dell’esodo hanno costituito una pagina strappata nel libro della nostra storia’. Anche l’Umbria – assicura la Presidente – vuole fare la sua parte, visto che numerosi furono i profughi istriano dalmati che vennero accolti nella nostra regione e che poi hanno contribuito alla sviluppo della nostra comunità”.
“Avere memoria di questi drammi della storia – aggiunge la presidente dell’Assemblea legislativa – è fondamentale per mettere in guardia le nuove generazioni, per far capire loro che la pulizia etnica, la guerra, l’odio verso l’altro portano solo alla violenza e al dolore. Tanto più se stiamo parlando di catastrofi avvenute nel cuore del nostro Continente. Temi attuali oggi più che mai, in un momento in cui l’idea di Europa sembra entrare in crisi. E invece è proprio in periodi come questi – conclude Porzi – che serve ricordare le nostre radici profonde, ma anche il nostro destino che non può non essere comune.