Il servizio immunotrasfusionale più in carenza è Terni, che registra un calo delle donazioni pari a -15%.
L’invito è “Non lavartene le mani”.
Oggi, assomiglia quasi alla rottura di un paradigma culturale quest’invito: perché “lavarsi” sbatte contro uno dei comportamenti che
da mesi ci aiuta a contrastare l’emergenza pandemica, giocando con una frase (“lavartene le mani”) che, nella nostra lingua e nella nostra cultura,
significa lasciare che siano altri ad occuparsene”.
Anche il linguaggio visivo quindi si rivoluziona.
Il cambio di rotta nel tono di voce, da sempre rassicurante e rasserenante, proposto da Avis Regionale dell’Umbria, nasce dall’esigenza di fare fronte a un vero e proprio stato d’emergenza.
Proprio per questo si decide di utilizzare un’immagine di rottura: una mano sporca di sangue (da sempre simbolo della “colpevolezza”) per invitare tutti ad affrontare con coraggio l’emergenza, a non voltarsi dall’altra parte, a non lavarsene, appunto, le mani.
Un messaggio che, anche con alcune accortezze grafiche, enfatizza l’emergenza in corso (in questo caso non pandemica, ma di carenza di sangue e plasma) .