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Con l’operazione “Montana”, coordinata dal Servizio Centrale Operativo della Polizia, la Sezione Antidroga della Squadra Mobile di Terni ha disarticolato una rete criminale multietnica dedita allo spaccio di stupefacenti che si muoveva tra Terni e Roma, capace di un giro d’affari di alcune centinaia di migliaia di euro al mese. 14 le persone arrestate con il sequestro di ingenti quantità di droga.
L’operazione ha visto impiegati oltre 150 poliziotti tra Terni, Roma, Perugia, Viterbo, Arezzo L’Aquila oltre al Reparto Prevenzione Crimine, al Reparto Volo di Pratica di Mare ed unità cinofile. Le indagini dell’Antidroga diretta dal Commissario Capo Davide Caldarozzi con l’ispettore superiore Ruggero Isernia e l’ispettore capo Piero Lupi, sono coordinate dal Procuratore Capo Alberto Liguori e dail coordinamento dell Sostituto Procuratore Marco Stramaglia.
I dettagli dell’operazione saranno resi noti in mattinata durante una conferenza stampa.
AGGIORNAMENTO
Oltre alle 14 le persone arrestate, sette in carcere ed altrettanti ai domiciliari,15 sono state denunciate, effettuate 25 perquisizioni domiciliari, sequestrati 2.5 kg di cocaina con principio attivo all’80%, 100 gr di Mdma, 500 gr di marijuana, 100 gr di hashish e 39 proiettili calibro 38 special. Le indagini hanno preso le mosse da un arresto effettuato dall’Antidroga nel giugno scorso a Terni. Un albanese di ritorno da Roma è stato trovato in possesso di oltre un kg di cocaina purissima abilmente nascosta nel vano cruscotto della sua auto. Con lui è stato identificato un giovane ternano che fungeva da “staffetta” per allertare l’albanese in caso di posti di controllo. Da qui, grazie a centinaia di ore di attività tecniche e servizi di osservazione, gli investigatori hanno arrestato altre persone e sequestrato discreti quantitativi di droga delineando l’intera rete criminale. La banda è composta per la maggioranza da pluripregiudicati: un tarantino di 66 anni residente a Terni con un curriculum criminale di tutto rispetto tra rapine, estorsioni e spaccio, suo figlio, tre ternani, un napoletano, tre tunisini, due albanesi, un peruviano, un romano ed un albanese residente a Roma, tutti di età compresa tra i 25 ed i 35 anni. Luogo di ritrovo e spaccio del sodalizio, quella che gli inquirenti hanno definito una vera e propria centrale operativa, un locale pubblico nell’immediata periferia ternana. Qui si prendevano accordi con i fornitori, i pusher, i consumatori e per indicare i luoghi delle consegne usavano anche dei “pizzini” che bruciavano subito dopo per non lasciare traccia. Ma per non destare sospetti la banda era solita anche entrare in chiesa, diverse quelle utilizzate per sbrigare gli incontri d’affari.
Vediamo ora il modus operandi. La droga proveniente dalla Capitale arrivava a Terni e veniva consegnata nel locale al figlio del tarantino e da uno dei tre ternani. Quest’ultimo, in una fitta boscaglia alla periferia della città che raggiungeva con lo scooter, tagliava lo stupefacente e lo suddivideva in dosi. Poi tornava in città e consegnava la droga per lo spaccio al minuto ad altri pusher ma anche ai consumatori che pagavano un grammo di cocaina 80 euro. Ogni giorno riusciva a “servire” una folta clientela variegata per fasce d’età e di reddito. Il ricavato, circa 150.000 euro al mese, veniva poi ripartito tra i principali esponenti della banda ed utilizzato anche per finanziare sempre più ingenti acquisti di droga.