I disturbi del comportamento alimentare interessano circa 10 mila persone in Umbria e l’età di chi è colpito si abbassa sempre più fino a toccare i primi anni di vita. Su questa articolata problematica Laura Dalla Ragione psichiatra e psicoterapeuta, direttore della rete DCA USL 1 dell’Umbria che comprende il Centro palazzo Francisci di Todi, il Centro DAI di Città della Pieve e il centro Diurno Nido delle Rondini e Paola Antonelli neuropsichiatra infantile responsabile SIEE Alto Tevere Ambulatorio Disturbi Alimentari e del Peso Umbertide hanno scritto un libro dal titolo “Le mani in pasta”, Pensiero Scientifico Editore. Il testo è stato presentato nei giorni scorsi in un incontro, moderato dalla giornalista ternana Simona Maggi, nella Sala del consiglio comunale di Todi su iniziativa della locale Sezione Fidapa BPW Italy.
La pubblicazione raccoglie storie di bambini che ostinatamente rifiutano di mangiare cibi con consistenze particolari, oppure che li selezionano in base al colore o alla qualità, insomma, che vivono il rapporto con il cibo con ansia e preoccupazione.
“Anche in infanzia esistono e si stanno diffondendo i disturbi alimentari sostengono Laura Dalla Ragione e Paola Antonelli, meno conosciuti forse, ma non per questo meno presenti e pericolosi, spesso rischiosi precursori di disturbi più pervasivi nella prima adolescenza”.
Nel loro libro – rivolto soprattutto a educatori, pediatri ed operatori della salute – le autrici raccontano i disturbi selettivi dell’alimentazione a partire dalla difficoltà di riconoscere le sue diverse espressioni, spesso connessioni con eventi di vita traumatici e con l’autismo, per poter intervenire per aiutare i bambini e le loro famiglie, nella difficile ricostruzione di un rapporto sereno con il cibo.
Il titolo del libro, “Le mani in pasta”, si riferisce ad un modello integrato di cura, un trattamento sperimentale in cui si usa il cibo come mediatore di relazione: madri, padri, bambini giocano con i terapeuti, in gruppo, mettendo le mani in pasta per rinnovare quelle relazioni che la patologia del cibo ha interrotto.
Perché le spiegazioni di questi scorretti comportamenti alimentari sono da ricercare nella relazione piuttosto che nel piatto.