A metà degli anni Novanta chi fosse Luigi Agarini a Terni lo sapeva chi seguiva in qualche modo le vicende della siderurgia italiana, delle crisi ricorrenti dell’acciaio, dei tagli alla produzione imposte dai vari piani elaboratori dall’Unione Europea, della formazione e trasformazione degli assetti delle società del settore. Dalla fine degli anni Settanta Agarini era uno degli operatori più attivi sul mercato europeo del commercio dell’acciaio. La sua società gestiva centri servizi in Italia, Olanda, Francia, Ungheria ed aveva contatti costanti con tutti i grandi produttori europei.
Un uomo che aveva passato tutta la sua vita (era nato a Piombino nel 1926) in simbiosi con la siderurgia, che fu l’oggetto della sua tesi di laurea in economia all’Università Bocconi. Dopo un periodo dedicato all’insegnamento alla stessa Bocconi era diventato funzionario dell’Italsider e quindi dirigente alla Dalmine, che produceva tubi senza saldatura. Quando la Dalmine cominciò a dare segni di cedimento Luigi Agarini decise di mettersi in proprio: commercio di acciaio e finanza. Diventò così proprietario della Dalmine, dov’era stato dirigente del settore commerciale, e diventò socio della Falk. Per le operazione finanziarie dette vita alla TadFin.
Nel periodo dello smantellamento dell’Iri e la privatizzazione delle società che ad essa facevano capo fu lui, Luigi Agarini, uno tra i principali artefici dell’operazione che, portò la Tas (Terni Acciai Speciali) nelle mani dei tedeschi.
Innanzitutto entrò nella Far, Falk-Agarini-Riva, società che nacque proprio per proporsi quale acquirente del polo ternano contando e annunciando un accordo con la Krupp. Le regole della privatizzazione stabilivano che la società acquirente non poteva essere estera se non al massimo del 50%. Da qui la necessità, per le grandi siderurgiche straniere di accordarsi con operatori italiani. La Krupp (non ancora unita alla ThyssenKrupp), s’era dapprima interessata alla costituzione di un consorzio con Marcegaglia, poi però cambiò repentinamente idea. Nacque così il consorzio Kai tra Krupp e Far.
E la Kai batté i concorrenti. Nonostante la normativa non lo consentisse se non dopo un congruo periodo di tempo, Riva e Falk vendettero quasi subito le loro quote ai tedeschi. Agarini, nel frattempo nominato vicepresidente dell’Ast, aspettò. Le sue quote azionarie le vendette a quella che ormai era diventata la ThyssenKrupp in tre diverse tranches. Un’operazione che si rivelò molto fruttuosa: nominalmente Agarini aveva messo in gioco poco più di cento miliardi di lire, ma alla fine ne incassò circa 260, mantenendo l’incarico di vicepresidente (carica che ricoprì per anni anche dopo che la sua stella finanziaria s’era spenta) e garantendosi la gestione delle reti commerciali.
Furono gli anni della crescita vertiginosa di Luigi Agarini che nel 2002, anno del massimo fulgore risulterà essere presente in ben 41 società. D’altra parte fin dai primi incontri egli si è sempre preoccupato di tessere rapporti positivi con i rappresentanti delle Istituzioni e dell’economia ternane ed umbre, rendendosi garante dell’impegno della nuova proprietà delle acciaierie di non rinchiudersi all’interno della fabbrica, ma di impegnarsi per lo sviluppo di altre attività.
Lo fece, in seguito, proprio lui. Ovviamente mediante la TadFin, operando spesso su terreni sicuri, come fu il caso di Terni Ena. Si trattava di realizzare a Maratta una centrale a biomasse (ma che avrebbe potuto bruciare anche rifiuti) per la produzione di 110megawatt di energia elettrica, la stessa quantità necessaria ad integrare la quantità già utilizzata dalle acciaierie.
Un’operazione a rischio zero, che avrebbe fruttato utili ingenti e sicuri, nonostante la tariffa di favore che si sarebbe dovuta praticare all’Ast. Un progetto che fu fortemente ridimensionato fino a diventare un termovalorizzatore di poco più di dieci megawatt.
Un freno, ma l’intraprendenza non faceva difetto. Pochi anni dopo (nel 2002) la TadFin “si trova a capo di un gruppo da 550 milioni di euro”, informava Radiocor l’agenzia di stampa economica del Sole24Ore. La TadFin, diventata ufficialmente “la finanziaria di proprietà della famiglia Agarini”, controllava Enertad, alla quale facevano capo Terni Ena, E-Tad che deteneva il 45% del Multimediale di Terni e Ansaldo Fuel Cells (celle a idrogeno per lo sviluppo di energia).
Nel Ternano e nell’Italia centrale, società di Agarini controllavano Interpark (raccolta e trasporto rifiuti solidi urbani), Sao (società orvietana per lo smaltimento di rifiuti), Omnia (servizi ambientali e ciclo delle Acque) che a sua volta diventò unico socio privato del Servizio Idrico Integrato; entrò nella Nuova Fin, finanziaria della Spoleto Credito e Servizi controllata dalla Banca Popolare di Spoleto, tramite la Sao si alleò con l’Asm di Rieti nella Rieti ambiente (raccolta, trasporto e smaltimento rifiuti). Enertad era ormai matura per sbarcare in borsa, e in un anno crebbe del 178%.
Radiocor comunicava,un po’ ammirata e molto sorpresa, che “un imprenditore ternano era il nuovo re di piazza Affari”.
Definire ternano Agarini non era del tutto errato, non solo perché a Terni aveva sede la TadFin, ma anche perché era stato insignito della cittadinanza onoraria di Terni.
Non poteva mancare il titolo di Cavaliere del Lavoro, che infatti arrivò puntuale.
A Terni comunque Luigi Agarini dette una spinta definitiva alla costituzione di un centro ricerca sulle cellule staminali tramite la onlus “Fondazione Agarini per l’eurogenetica”.
Poi arrivò il momento della popolarità assoluta che a Terni è collegata alla presidenza della Ternana Calcio. Dopo anni di gestione zoppicanti arrivarono gli investimenti e la Ternana fu subito promossa in serie B. Ben presto si trovò in testa alla classifica: la promozione in A sembrava cosa fatta.
La gestione Agarini, ancorché appassionata come si conviene, fu anche una gestione che guardava al futuro: prima tra le società italiane la Ternana avviò un progetto economico intorno alla squadra di calcio: era il progetto della Città dello Sport, un modello che, dopo, fu ripreso da molte altre società calcistiche e vent’anni dopo anche dall’attuale Ternana Calcio.
Sembrava ormai tutto fatto, ma i ricorsi al Tar di un paio di imprese e l’opposizione tenace del centro destra di allora, non consentirono di chiudere l’operazione nei tempi stretti che erano richiesti.
Il naufragio di quel progetto dette la scossa finale ad Agarini. La TadFin che solo un anno prima era la stella della Borsa di Milano, cadeva a piombo.
Agarini si fece da parte.