di Davide Micacchi
El hombre del pueblo. Un personaggio per certi versi anacronistico, in un calcio moderno spiccatamente mediatico e globalizzato. Un professionista atipico, idolo autoctono di una piazza calcistica radicata in una realtà territoriale lontana dall’artificiosità propria della dimensione metropolitana. Riccardo Zampagna è nato a Terni, e di questa provincia umbra rappresenta in maniera paradigmatica la più diretta e primigenia filiazione.
Centravanti vecchio stampo, fisicamente imponente, generoso e battagliero, un bagaglio tecnico non trascurabile, una confidenza con il gol tipica di chi ha stretto un segreto patto con la divinità laica del pallone. Un potenziale che ha rischiato ingenerosamente di disperdersi negli impervi territori di periferia del movimento calcistico. Fino a quasi ventitré anni d’età, laddove si attesta temporalmente la fase di affermazione e prima consacrazione nell’arco della breve carriera di un calciatore, il buon Riccardo spende la propria passione sui campi del dilettantismo, fra Amelia e Ponte San Giovanni.
L’exploit in rossoverde, tredici gol in appena ventidue presenze, prelude alla prima, tardiva esperienza fra i professionisti, sul finire degli anni Novanta. E’ il marscianese Walter Sabatini, Direttore Sportivo della Triestina, a portarlo alla corte di Giuseppe Marchioro. Un paio di interlocutorie stagioni in maglia alabardata, in C2, una decina le reti realizzate. A seguire, nel gennaio del ’99 Zampagna raggiunge Sabatini ad Arezzo, in C1, col perugino Serse Cosmi in panchina. Spende la stagione successiva fra il Catania di Luciano Gaucci e il Brescello, a stretto ridosso della significativa esperienza estiva del 2000 nelle file del Perugia, ove colleziona quattro
presenze fra Coppa Italia e Intertoto, prima di avere l’opportunità di misurarsi, all’età di ventisei anni e per la prima volta, con il campionato cadetto, nelle file del Cosenza di Bortolo Mutti. Dieci gol in nemmeno trenta presenze, e il successivo passo verso la consacrazione personale con la maglia del Siena, sempre in serie B, ben undici le realizzazioni fra campionato e coppa nazionale.
E l’ultimo, definitivo e ben calcato passo verso casa Riccardo lo marca in terra siciliana, nelle file del Messina del nuovo proprietario Pietro Franza, trascinato di peso alla salvezza, diciannove reti messe a segno. Quale miglior momento, col senno di pria, per convolare a programmate nozze con l’amore calcistico di una vita. E’ l’estate del 2003, Zampagna è un nuovo giocatore della Ternana.
La compagine rossoverde, ai nastri di partenza di un torneo cadetto fra i più competitivi che si ricordino, si presenta così con un reparto offensivo da far invidia a più lustri blasoni, con Massimo Borgobello, Mario Frick e l’astro nascente Luis Antonio Jimenez a completare una batteria di fuoco degna di scenari ancor più prestigiosi. Al giovane tecnico Mario Beretta, il non agevole quanto
stimolante compito di dare forma all’arte.
E come nella meno fantasiosa delle favole sportive, la prima rete di marca rossoverde del nuovo campionato porta proprio la firma del centravanti indigeno, a sbloccare il risultato in terra bergamasca contro l’Albinoleffe, viatico per un successo che arriva in corrispondenza con la giornata d’avvio di un calendario a dir poco martoriato. A confermare poi lo straordinario approccio di Riccardo Zampagna con la nuova e nota realtà, è proprio una sua doppietta nei panni dell’ex, in apertura e chiusura di risultato, a bagnare il rotondo successo casalingo dei rossoverdi sul Messina di Patania, alla metà di settembre, con la rete di Borgobello a costituire corroborante interludio.
La Ternana continua a inanellare risultati positivi, e il Nostro dopo un breve periodo di vacanza dal gol torna ad apporre la propria significativa firma ai primi di ottobre, con la rete del definitivo raddoppio messa a segno ai danni del derelitto Verona di Salvioni, in casa, sulla scorta di quella del vantaggio realizzata da Scarlato. Beretta è chiamato a gestire un’abbondanza lì davanti che rappresenta al tempo stesso risorsa preziosa, stante il notevole numero di partite in calendario, e potenziale cruccio, comportando di volta in volta inevitabili esclusioni eccellenti. Zampagna, al pari dei compagni di reparto, si presta ad una salutare alternanza, che tuttavia non arriva ad incidere sulla prolificità sottoporta del centravanti rossoverde.
Brunner e compagni, anche in virtù di successi fondamentali come quelli ottenuti su Catania e Fiorentina, mantengono una collocazione d’avanguardia in classifica, e per il prode Riccardo l’occasione per un pronto ritorno alla ribalta personale è rappresentata dalla sfida interna col Treviso di fine novembre: con gli ospiti in vantaggio dopo pochi minuti, è proprio una prodigiosa giocata acrobatica di Zampagna a riequilibrare le sorti della contesa, con l’attaccante autore poi nella seconda frazione della rete del sorpasso, prima dell’uno-due Borgobello-Ganci che chiude ad appannaggio della Ternana un’ostica contesa. Alle porte, un mese di dicembre all’insegna della continuità in fase realizzativa per l’avanti umbro. In vista della boa, con la squadra a pieni giri protesa verso un obiettivo oramai credibile, giunge dapprima il gol che apre lo scontro al vertice casalingo con il Piacenza di Cagni, con la rete di Jimenez a mettere al sicuro il successo, a seguire quello che sblocca illusoriamente il risultato in occasione della sfortunata trasferta dell’Arechi di Salerno, con la doppietta di Di vicino a rovinare la festa rossoverde, e da ultimo il rigore messo a segno nei minuti finali del rocambolesco “derby del cuore” di Bergamo.
A chiosa di un entusiasmante girone d’andata, per lui e per la squadra, Zampagna trova infine il modo di arricchire in classifica marcatori una già rilevante dote, mettendo a segno ai danni del Pescara, match casalingo di metà gennaio, non solo il gol dell’iniziale vantaggio, ma anche quello che a due terzi di gara sancisce di fatto la fine delle ostilità, con la successiva rete di Frick utile solo
a fini statistici.
Fine 1^ Parte