La fatalità; la distrazione; la velocità. Tante le cause che possono determinare un incidente stradale. Così va a capire qual è la causa primaria del botto che qualche notte fa c’è stato all’incrocio di Ponte Romano. Un incrocio molto pericoloso, da sempre. Che lo diventa ancor di più quando il semaforo che lì serve come il pane sta spento, o comunque non funziona se non per la luce intermittente gialla.
Un botto con tre feriti, una signora di 32 anni e due bambinetti che erano sull’auto con lei. Non sono gravissimi, anche se un incidente non è la carezza di un petalo di rosa.
Che si aspetta a metterci una pezza? L’assessore alla viabilità, Benedetta Salvati, ha assicurato che entro agosto sarà tutto sistemato. E se lei assicura – sia detto senza ironia – sarà così.
Per intanto contentiamoci di sapere che quei tre feriti ce li hanno sulla coscienza “quelli di prima” i quali non hanno fatto niente, hanno lasciato le casse comunali esauste… Ecc. Ecc. secondo la solita tiritera. D’altra parte sono stati mandati a casa proprio sperando in qualcosa di meglio.
Ormai è un classico nelle dichiarazioni, gli scritti, le uscite sui social dell’assessore ai Lavori Pubblici Enrico Melasecche. Che stavolta si scaglia anche contro un dirigente comunale il quale, forse grazie alla “quota Cento”, andrà in pensione ma prima si gode le ferie arretrate, com’è suo diritto. Un dirigente su cui – per di più – si esprimono valutazioni negative rispetto alla professionalità. Che dire? L’eleganza è una dote che nasce con l’uomo.
Allora questi semafori. Nel 2013 la giunta in carica (quelli di prima) spese una bella cifra per rimettere in sesto, attraverso una manutenzione straordinaria, i semafori ternani che, si diceva nella delibera, sono “obsoleti”. Quei semafori furono infatti installati nella seconda metà degli anni Novanta, quando assessore al traffico era Donatella Corrieri, sindaco Gian Franco Ciaurro e vice sindaco ed assessore ai lavori pubblici lo stesso assessore ai lavori pubblici di oggi: Melasecche (ha cominciato da piccolo, come noto).
Era il tanto decantato, ai tempi, sistema Regit, i cosiddetti semafori intelligenti i quali inviavano dati ad una centrale remota che programmava anche i rosso e i verdi dei semafori in base alla quantità e al tipo di veicoli che venivano registrati. Ma si sa: quando passa il tempo tutto s’invecchia e gli capita di fare tilt.
Era nota o no la situazione precaria degli impianti semaforici, un anno fa? Quanto meno doveva esserlo per chi nel 2013 sedeva sui banchi del’opposizione dopo essere stato, in qualità di amministratore, uno di quelli che c’erano quando il sistema fu avviato.
Semafori vuol dire sicurezza (ma quella stradale e – cosa anch’essa grave – quella sul lavoro non rientrano tra le sicurezze che stanno a cuore alla parte politica che oggi va per la maggiore).
Tutta questa tiritera per dire che? Che magari, essendo al corrente della situazione, nelle pieghe di bilanci o tra i mutui ritrovati dimenticati nei cassetti da quelli di prima, si trovasse qualche euro per intervenire sui semafori; si riportasse all’interno degli uffici comunali – così come pare obblighi a fare il codice della strada – il controllo di certi macchinari senza dover aspettare che per sistemare le cose venga qualcuno dalla Papuasia. Alle brutte si poteva risparmiare un po’ sulla benzina delle motoseghe.