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Grandi film in programmazione alla multisala Cityplex dal 3 al 9 marzo prossimi.
Fra gli altri i freschi vincitori dell’Oscar e dell’Orso d’oro, a Berlino.
Dopo aver vinto il Leone d’oro con “Sacro Gra”, il regista Gianfranco Rosi è andato a Lampedusa, approdo di migliaia di migranti in cerca di libertà, per raccontare una tra le più grandi tragedie umane dei nostri tempi. Il film-documentario è “Fuocammare”.
“Il caso Spotlight” racconta la storia del team di giornalisti investigativi del Boston Globe soprannominato Spotlight, che nel 2002 ha sconvolto la città con le sue rivelazioni sulla copertura sistematica da parte della Chiesa Cattolica degli abusi sessuali commessi su minori da oltre 70 sacerdoti locali, in un’inchiesta premiata col Premio Pulitzer. Ha vinto l’Oscar come miglior film.
“Il figlio di Saul” (Saul Fia), è stato premiato a Cannes con il Grand Prix speciale della Giuria , prima di vincere l’Oscar come miglior film straniero.
La tragedia per antonomasia, la Shoah, viene raccontata da un punto di vista poco noto, quello di un membro dei Sonderkommando (unità speciali di deportati, quasi tutti di origine ebraica, obbligati a collaborare con le autorità naziste nei campi di sterminio nelle operazioni di rimozione dei corpi dalle camere a gas e nelle successive cremazioni), Saul Auslander mentre pulisce pavimenti e rimuove cadaveri nel crematorio di Auschwitz, trova un bambino moribondo e lo riconosce come un figlio avuto in gioventù, prima di sposarsi: in realtà la trama asciuttissima non lascia ben intendere se il ragazzo sia davvero figlio di Saul o no ma ciò non sembra avere alcuna importanza. L’uomo è disposto a tutto per nascondere il corpo ormai senza vita del bambino e per seppellirlo degnamente, cercando fra i condannati a morte un rabbino e facendo di questa missione l’ultima ragione della sua esistenza (la morte attende a breve anche lui ed i suoi compagni testimoni dello sterminio), al punto di far fallire, perseguendo il suo scopo, anche il tentativo di fuga preparato da tempo da molti suoi compagni di prigionia.La crudezza delle immagini, la tematica ed il modo di affrontarla colpiscono a fondo lo spettatore, che sente un malessere potente crescergli dentro, mentre ascolta urla e lamenti, vede corpi affastellati, ma soprattutto immagina ed intuisce – pur senza vedere direttamente – le atrocità perpetrate, attraverso sguardi di terrore, posture incurvate e rassegnate, volti senza speranza.