Sulla risoluzione della crisi istituzionale che si va profilando e cioè la nascita di un governo a guida Mario Draghi con dentro tutti ad eccezione di Fratelli d’Italia mostra qualche dubbio il commissario umbro del Partito Democratico Enrico Rossi.
Secondo Rossi il governo dovrà essere coeso perché dovrà prendere decisioni importanti e questa coesione non crede “sia possibile con l’ingresso della Lega”.
Salvini – secondo Rossi – non si ispira ” a governi di unità nazionale” bensì è spinto “dalla volontà dei gruppi forti del nord del Paese di avere più garanzie politiche di partecipazione alla divisione di una quantità grande di risorse come quella dei fondi europei”.
L’INTERVENTO DI ENRICO ROSSI
Ogni governo è politico, al di là del fatto che sia o non sia composto dai partiti e che si collochi, oppure no, oltre gli schieramenti politici.
È politico perché fa scelte che riguardano le risorse europee ma anche la sicurezza, la sanità, il welfare, l’istruzione, l’immigrazione, l’ambiente e l’uso del territorio, il fisco.
Il governo che nascerà, se -come sembra- non sarà a termine, di scelte politiche importanti per la vita degli italiani dovrà farne molte.
Inoltre, dovrà essere un governo sufficientemente coeso per approvare un programma robusto di iniziative economiche e politiche nuove, di riforme da attuarsi rapidamente di fronte all’emergenza.
A mio avviso, non è credibile che questa coesione sia possibile con l’ingresso della Lega.
La svolta europeista e responsabile di Salvini, avvenuta come un’illuminazione improvvisa nel giro di poche ore, non è certo ispirata, come lui dice, ai governi di unità nazionale voluti da Togliatti nel dopoguerra, nè al moderatismo democristiano di Santa Dorotea. Ben altra era la profondità e il travaglio dei personaggi di quelle vicende che il solo richiamarle e paragonarle all’oggi offende la verità storica e il normale senso del pudore.
Piuttosto, la inattendibile giravolta di Salvini sembra spinta dalla volontà dei gruppi forti del nord del Paese di avere più garanzie politiche di partecipazione alla divisione di una quantità grande di risorse come quella dei fondi europei.
Invece, per quanto riguarda il suggeritore politico, è assai probabile che a consigliare il Capitano, che solo pochi mesi fa chiedeva pieni poteri, sia stato il suocero Verdini, lo stesso che aveva indotto Berlusconi al patto del Nazareno.
E dunque?
Per valutare l’inopportunità di fare un governo con la Lega è sufficiente verificare la congruità e la possibilità di raccordare i programmi tra forze politiche come PD , Leu ma anche M5stelle, che con la Lega dovrebbero concorrere a sostenere Draghi.
In fondo, ha ragione Famiglia Cristiana che rivolgendosi a Draghi ieri ha pubblicato uno splendido twit:
“Attendiamo i programmi, non basta aver studiato dai Gesuiti”.