Ormai manca solo il colloquio, poi il posto di dirigente con funzione di comandante dei vigili urbani, al Comune di Terni, sarà occupato. E così è per un posto di dirigente del personale, concorso pubblico di cui si sono sostenute le prove scritte e ci sono quattro ammessi agli orali.
Ma ancora di posti vacanti al Comune di Terni ce ne sono parecchi. Così come deciso dalla giunta comunale che ha avviato l’iniziativa di rimettere in equilibrio la pianta organica.
Un piccolo conto. Restano da ricoprire tre posti di dirigente (organizzazione, edilizia privata, ambiente); due posti ci coordinatore programmatore e due da coordinatore amministrativo; tre posti di istruttore geometra; nove da istruttore amministrativo, uno di coordinatore tecnico; otto da istruttore di vigilanza; due da perito industriale, tre da collaboratore edile-stradale (praticamente muratore); un posto di elettricista; uno di idraulico e cinque di operatori tecnici.
Bastano carta e penna per fare il totale: 27 posti di lavoro, molti dei quali resisi disponibili grazie alla “Quota Cento”.
Be’, resta una speranza allora per qualche giovane ternano scolarizzato e disoccupato? Non ci pensi neppure. A sbarrargli il passo è una piccola frase inserita nei bandi: “Selezione per mobilità esterna volontaria, ex art. 30 del D.Lgs. n. 165/2001 e s.m.i.”. Che significa? Significa che quei posti saranno ricoperti da persone che già lavorano nella pubblica amministrazione, ma non col comune di Terni. Potrebbe trattarsi della Provincia o della Regione Umbria; oppure di amministrazioni pubbliche di qualsiasi tipologia e in qualsiasi parte d’Italia. Certo una difficoltà, per l’ente che “ricopre” i posti vacanti ci sarebbe: deve trovare qualcuno che volontariamente sceglie di lavorare a Terni invece che chissà in quale piccolo centro montano.
Una specie di calciomercato degli impiegati, in sostanza. Comunque questi lavoratori della pubblica amministrazione che volessero aderire alla possibilità di ricoprire un posto a tempo pieno e indeterminato al Comune di Terni, se non l’hanno già fatto, debbono affrettarsi a presentare la domanda. Il termine utile è fissato allo scadere dei trenta giorni successivi alla data di pubblicazione delle determinazioni relative ai bandi all’Albo Pretorio, data che risale in quasi tutti i casi alla metà di giugno. Sarà necessario, ovviamente, l’assenso dell’ente pubblico “cedente”.
Le domande presentate saranno esaminate da una commissione che valuterà i candidati assegnando al massimo cento punti. La commissione valuterà il curriculum formativo e professionale (i titoli di studio e l’esperienza lavorativa anche in base al tipo e alla “classe” dell’ente di provenienza), il quale curriculum può essere valutato al massimo trenta punti. Va da sé che il colloquio potrà fruttarne fino a settanta.