Palazzo Cesi ospiterà alle 21.15 di domani, 6 luglio, Verdecoprente Umbria Festival 2025 con la rappresentazione di “Elegia delle Cose Perdute”, soggetto, regia e coreografia di Stefano Mazzotta per la Compagnia Zerogrammi. L’opera è una riscrittura in danza ispirata a “Os pobres” di Raul Brandão
VERDECOPRENTE UMBRIA FEST 2025 è un progetto culturale diffuso che coinvolge nove comuni dell’amerino, attraversandoli come un organismo vivo che intreccia teatro, arte, paesaggio e comunità.
Non è solo una rassegna, ma un percorso che si muove nel territorio, lo ascolta, lo interpreta e lo trasforma in un’esperienza collettiva. In ogni luogo in cui arriva, attiva relazioni tra artisti, cittadini e spazi, generando un ecosistema culturale partecipato.
Verdecoprente è un invito a camminare, guardare, ascoltare, e riconoscersi come parte di un paesaggio condiviso. Qui, l’arte non si limita a raccontare ma costruisce, custodisce e rinnova il territorio stesso.
Con il suo approccio inclusivo, VUF restituisce al pubblico la possibilità di vivere l’arte come parte integrante della vita e della comunità.
In questo quadro, Elegìa delle cose perdute trova un habitat ideale: un progetto che è paesaggio in trasformazione, anatomia di luoghi e visioni, teatro che guarda e si lascia guardare, territorio che diventa drammaturgia del presente.
È lì che lo spettacolo accade, fuori dai contenitori convenzionali, in un prato, un cortile, un vicolo – in un qualsiasi luogo di vita.
Un valzer di esistenze fragili, un inno dolente e struggente alle cose perdute, un racconto poetico e incarnato di anime in esilio: Elegìa delle cose perdute, creazione della compagnia Zerogrammi, è una riscrittura coreografica ispirata al romanzo Os pobres del grande scrittore e storico portoghese Raul Brandão.
Nel paesaggio evocato da Brandão – sospeso tra crudo realismo, visione onirica e malinconia senza tempo – si muove una famiglia di anime: povere, derelitte, humus del mondo. Figure goffe, tenere, clownesche, abitate da un sentimento profondo di nostalgia e desiderio di riscatto. Tra loro vive Gabirù, un poeta. Le sue parole, come varchi, aprono spazi interiori in cui la danza diventa possibilità di attraversamento e metamorfosi. Le sue visioni trasformano il vuoto in materia viva, l’esilio in occasione di rinascita.
Elegìa delle cose perdute è un’elegia del tempo sospeso, una celebrazione della sehnsucht, della memoria inventata, del sogno di un luogo che resta. Un luogo di passaggio e di approdo insieme, come una stazione di posta al tramonto, dove corpi e paesaggio si cercano e si riconoscono in un’unica spirale emotiva, un’“ipérbole” del desiderio.
Frutto di tre anni di lavoro nell’ambito del programma di residenze Artisti nei territori / Interconnessioni in Sardegna, il progetto ha generato un articolato percorso creativo fatto di incontri, esplorazioni, archivi vivi di materiali raccolti in territori non convenzionali, tra teatro, arti visive, letteratura e comunità.
VUF è un progetto di Associazione Teatro Ippocampo. Compagnia teatrale e organizzazione culturale fondata a Roma, promuove la cultura teatrale attraverso produzione, formazione e ricerca. Si distingue per l’approccio innovativo e sperimentale, con spettacoli su temi sociali e filosofici, e un forte interesse per il teatro fisico e non verbale.