Il Parco Nazionale dei Sibillini ha avviato ieri mattina una prima ricognizione per fare il punto della situazione sulle acque del lago di Pilato dopo gli eventi sismici di agosto e ottobre 2016. La buona notizia è che lo specchio d’acqua c’è, anche se con una quantità di acqua inferiore rispetto a quanto registrato mediamente nello stesso periodo. Occorre ricordare che le dimensioni e la portata d’acqua dipendono principalmente dalla distribuzione delle precipitazioni: il lago è infatti alimentato soprattutto dallo scioglimento delle nevi. Evidenti alcune frane, soprattutto nella parte rocciosa del Pizzo del Diavolo, che richiedono una più approfondita valutazione del rischio di possibili altri crolli. Al momento il sentiero da Foce è inagibile e il transito fino a Forca di Presta è bloccato in quanto la strada da Montegallo è interrotta, per cui non vi si può accedere se non autorizzati. La spedizione ha visto il coinvolgimento di tecnici dell’ISPRA (Istituto Superiore Protezione e Ricerca Ambientale), il geologo Paolo Guarino e l’idrogeologo Lucio Martarelli, i quali hanno provveduto ad effettuare rilievi idrogeologici nel bacino del lago servendosi anche di un drone per riprese video.
Alla spedizione hanno preso parte anche il Presidente dell’Ente Parco Oliviero Olivieri, il biologo del Parco Alessandro Rossetti, le guide del Collegio Regionale Guide Alpine Marche, Marco Vallesi e Tito Ciarma, l’accompagnatore di media montagna Fabio Micini, la zoologa Sara Marini e i Carabinieri forestali, il Tenente Colonnello Roberto Nardi e Giuseppina Fedeli. Fondamentale è stato il contributo delle guide alpine che hanno consentito alla spedizione l’arrivo a destinazione in assoluta sicurezza, superando anche tratti accidentali con l’utilizzo dell’imbracatura e del casco. È stata effettuata anche una rilevazione gps dai Carabinieri forestali per perimetrare il lago in modo da confrontare l’estensione del bacino con le rilevazioni del passato e quelle che verranno effettuate nei prossimi giorni. La presenza della zoologa Sara Marini è servita anche a un rilevamento di eventuali camosci, che però nella giornata di ieri non sono stati rilevati. I dati raccolti durante il monitoraggio dovranno essere confrontati anche con quelli raccolti in passato nell’ambito di altri programmi di ricerca, tra cui quelli condotti dalla biologa e guida del Parco Maria Gaetana Barelli.
“Oggi è il primo giorno di un lungo lavoro che comporterà il monitoraggio dei sentieri del Parco” ha sottolineato il Presidente Olivieri. “Abbiamo attivato una collaborazione con il Ministero dell’Ambiente che prevede il supporto tecnico dell’ISPRA. Questo è un segnale importante, perché il Parco vuol garantire una fruibilità sicura dei sentieri percorribili. Tra le diverse iniziative pensiamo anche di collocare strutture in legno a fianco dei rifugi non agibili per consentire agli escursionisti la possibilità di pernottare”.
La rassicurazione sul Chirocefalo del Marchesoni è affidata al naturalista del Parco, Alessandro Rossetti: “Non vi è pericolo nel breve periodo per la sua incolumità – ha spiegato – in virtù del fatto che le uova di questo crostaceo hanno la capacità di resistere per anni anche in assenza di acqua. È però fondamentale il rispetto dell’area per impedire che le uova, nascoste tra la ghiaia ora all’asciutto, vengano accidentalmente distrutte dal calpestio dei frequentatori del bacino che in alcuni periodi possono raggiungere le diverse centinaia al giorno. Per cui, dal momento in cui sarà di nuovo possibile raggiungere il sito, è necessario attenersi scrupolosamente alle indicazioni di rispetto dell’area in prossimità del lago”.
Infine, per quel che riguarda la sentieristica, è intervenuto il Tenente Colonnello Nardi: “il terremoto ha causato danni importanti alla sentieristica e alla viabilità del Parco, quindi registriamo situazioni critiche per l’accesso a siti di particolare valore naturalistico. Nel caso del lago di Pilato o del Vettore ci sono sentieri attualmente percorribili ma meno battuti come Santa Maria in Pantano, Montegallo o Altino. I sentieri classici, ad esempio da Foce, sono chiusi così come chiuso è quello dell’Infernaccio. I vari enti coinvolti stanno lavorando per ripristinare prima possibile la fruibilità di questi sentieri.”