Polemiche immancabili intorno al Gay Pride. Anche quello che si è celebrato sabato a Perugia.
Le critiche vengono dal Popolo della famiglia dell’Umbria, da parte del suo presidente, Claudio Iacono.
“Riteniamo che i messaggi e le richieste esplicite al mondo della politica – scrive Iacono – che gli organizzatori del Pride Parade vogliono far passare, anche grazie a facili patrocini (l’onorevole Spadafora ha addirittura parlato a nome del Governo, nel suo esplicito appoggio al giro di affari che esiste dietro questo mondo e solo un collega di coalizione, il ministro Fontana, sembra voler smentire), nascondono intenzioni che sfidano la stessa idea di società che la nostra Costituzione contiene”.
“Basterebbe vedere il taglio esibizionistico, a tratti anche volgare, della manifestazione per far prendere le distanze da tali interlocutori, ma noi vogliamo stanare i veri contenuti di questa , vogliamo vedere in profondità cosa si cela dietro questa ossessiva richiesta di nuovi diritti” ha aggiunto il presidente del Popolo della famiglia dell’Umbria che ha poi definito una “macchina da guerra” e un “cavallo di Troia”, il Gay Pride, attraverso i quali si vogliono destrutturare la famiglia e la persona.
“Vogliono abituarci all’idea – conclude Iacono – che un figlio può nascere da due mamme, che due padri possono comperare ovuli e seme, noleggiare l’utero di una gestante e coronare il sogno di una vita. No, a questa idea di un mondo al contrario, in cui tutto è possibile e si può comprare, il Popolo della Famiglia, e non solo lui, si oppone. Noi non esponiamo vessilli di propaganda fuori dalle finestre dei palazzi più belli delle nostre istituzioni, ma, come il Sindaco di Perugia, organizzeremo la resistenza del buon senso ad una prepotenza travestita da diritti civili”.