Il sommerso nel turismo ha assunto anche in Umbria dimensioni inquietanti per gli effetti che questo fenomeno è in grado di produrre in termini di sicurezza sociale, evasione fiscale e contributiva, lavoro nero, mancata tutela dei consumatori. Federalberghi Umbria ha presentato nei giorni scorsi l’indagine condotta da Incipit Consulting, che per la prima volta fotografa il fenomeno in ambito regionale. “Di fronte a dati così eclatanti – solo il portale Airbnb offre in Umbria quasi 4.200 alloggi – occorre intervenire subito sia sul fronte normativo che su quello dei controlli, sostengono i rappresentanti di Federalberghi Confcommercio. “Tocca alla Regione Umbria – hanno aggiunto – dare un primo segnale importante, dettando regole ed istituendo controlli volti ad arginare l’illegalità e la concorrenza sleale. Il sommerso nel turismo è infatti giunto a livelli di guardia”. La maggior parte degli annunci su Airbnb si riferisce ad appartamenti che sono, per la quasi totalità, disponibili per oltre sei mesi l’anno per l’affitto turistico. Oltre la metà degli annunci su Airbnb – si legge in una nota – sono pubblicati da inserzionisti che gestiscono più alloggi. A livello territoriale disaggregato la distribuzione degli alloggi posti in locazione su Airbnb si caratterizza per una maggiore concentrazione nei comprensori del Perugino e dell’Assisano. Seguono i comprensori dello Spoletino e del Tuderte, con alloggi concentrati nei due comuni capoluogo e il Trasimeno dove invece si riscontra una maggiore distribuzione tra comuni. Vengono poi l’Orvietano e l’Amerino, con Orvieto e Amelia che ospitano circa il 50% degli alloggi dei loro comprensori. Di fatto, conclude la nota, solo tre comprensori evidenziano un numero di inserzioni inferiore a quello degli esercizi ricettivi autorizzati (Eugubino, Alta Valle del Tevere e Valnerina).