Il 2022 per le imprese a guida femminile è stato un anno di tenuta (la contrazione nel numero di imprese tra il 2022 e il 2021 è stata solo dello 0,2%). Il tasso di femminilizzazione del tessuto umbro resta inchiodato al 24%, (24,7%) , ovvero quasi 1 impresa su 4 è donna. Anche nel 2022 l’Umbria si conferma in quarta posizione a livello nazionale per incidenza percentuale nel numero di imprese femminili. L’Umbria registra 23.486 aziende capitanate da donne su un totale di 94.867 aziende iscritte al Registro Imprese della Camera di Commercio dell’Umbria. Nel 2022, per effetto di un contesto generale ancora complicato dagli effetti della pandemia, dalla guerra e dalla crisi energetica, le imprese che hanno chiuso i battenti sono state di più di quelle che hanno aperto (263 nuove imprese a fronte di 309 cessazioni). Cambia la partecipazione delle donne al sistema produttivo umbro. Stringendo la lente sui dati degli ultimi 4 anni, ossia dal 2019 anno pre-pandemia al 2022, emerge una maggiore e progressiva partecipazione delle donne che fanno impresa nei settori a maggior contenuto di conoscenza e una corrispondente riduzione di presenza nei settori tradizionali. Se le imprese del commercio, storica roccaforte delle imprese “in rosa”, perdono quota, passando dalle 5.703 iscritte al 31 dicembre 2019 alle 5.517 del 2022, crescono le aziende operanti nei settori “informazione e comunicazione” che salgono dalle 356 registrate nel 2019 alle 398 dello scorso anno. Non cambia lo scenario analizzando le imprese agricole. Qui l’impresa femminile scivola dalle 5.473 unità registrate in Umbria quattro anni fa, alle 5.346 del 2022, perdendo sul campo 127 aziende in quattro anni. Tra i settori che storicamente hanno un tasso di partecipazione femminile inferiore alla media, cresce, anche se in proporzione contenuta, quello legato ad “Attività professionali, scientifiche e tecniche”, che passa dalle 524 imprese del 2019 alle 538 del 2022. Significativo incremento anche per le “attività immobiliari” (840 nel 2019 arrivano a 928 lo scorso anno). In sintesi, si asciugano i settori tradizionali, perdendo imprese, e avanzano invece tutti i settori più “innovativi”. “Il Report che abbiamo condotto – commenta il Presidente della Camera di Commercio dell’Umbria Giorgio Mencaroni – ci mostra che si tratta di una lenta e costante crescita che fotografa una tendenza in atto da lungo periodo, pronta a consolidarsi, anche grazie alle ingenti risorse messe a disposizione dal Pnrr (Missione 5 “Inclusione e Coesione” ndr). Un ulteriore cambio di passo anche a livello culturale è prevedibile con l’attuazione della certificazione di genere e il ruolo che giocheranno i Comitati per Imprenditoria Femminile delle Camere di Commercio può essere da traino per la buona riuscita dell’ottenimento della certificazione finale, anche grazie all’accordo con il Dipartimento di pari opportunità. Ricordo anche – aggiunge Mencaroni – che sta per uscire il bando a livello nazionale che consentirà a oltre 450 piccole e medie aziende e microimprese di effettuare gratuitamente l’iter per chiedere la nuova certificazione per la parità di genere. In questo quadro Unioncamere, quale soggetto gestore dei servizi di accompagnamento alla certificazione, ha attivato bandi e iniziative promozionali per sostenere le aziende in questo ambito”. Tasto dolente l’accesso ai livelli apicali. Il cosiddetto soffitto di cristallo resiste e le percentuali di donne in ruoli da Ceo o presidenti di consigli di amministrazione restano esigui. Una fotografia che inquadra sempre lo stesso scenario. In Umbria su 36.069 donne che ricoprono una carica d’impresa, 13.366 sono “titolare firmatario” ossia titolare di ditta individuale, 4.495 sono consigliere. Ma se si sale ai livelli di “comando”, di amministratici delegate se ne contano appena 287, 166 sono le donne con incarico di consigliere delegato. Le presidenti di Consiglio di amministrazione sono 1.091, vice presidenti 706. Donne con incarichi dirigenziali o con incarico di direttore (compreso quello tecnico) sono 120.