“Per la prima volta all’ospedale di Terni è stato possibile raggiungere un successo così importante, rarissimo nel mondo – sottolinea il direttore generale Maurizio Dal Maso – che testimonia la grande crescita della qualità operativa dell’assistenza in terapia intensiva neonatale che ogni anno tratta circa 30 neonati di peso inferiore ai 1500 grammi ed è uno dei due centri regionali di riferimento della regione Umbria”. Aurora è stata dimessa dal dipartimento materno infantile dell’Azienda ospedaliera Santa Maria di Terni festeggia, a quattro mesi di vita. La neonata era estremamente prematura, al di fuori del range di età gestazionale considerata dalla letteratura con possibilità di sopravvivenza, è nata, infatti, lo scorso agosto ad una età gestazionale di sole 22 settimane e due giorni con un peso di circa 498 grammi, che è calato dopo pochi giorni fino a 370 grammi. Ora ha raggiunto un peso di 2.260 grammi ed è in buone condizioni generali. Per l’assistenza e il successo terapeutico di un caso limite come questo sono state messe in campo le nuove metodiche ad alto livello tecnologico di cui è stato dotato il reparto di Terapia Intensiva Neonatale di Terni.
“La piccola si alimenta bene al biberon e cresce regolarmente – dice Giampaolo Passalacqua, direttore del dipartimento Materno infantile e della struttura di Ostetricia e ginecologia dell’ospedale di Terni – in particolare in assenza di danni cerebrali, in respiro spontaneo e senza supporto di ossigeno. A livello oculare la bambina presenta una retinopatia del prematuro di basso grado, con possibilità di reversibilità spontanea, che non richiede ulteriore trattamento. Sarà presa in carico dal servizio di follow-up neonatologico della struttura e seguita per la valutazione del suo sviluppo complessivo per un lungo periodo”.
“L’aumentata sopravvivenza per i neonati di peso ed età gestazionale più bassi – spiega Francesco Crescenzi, direttore della struttura di Pediatria Neonatologia e Terapia Intensiva Neonatale dell’ospedale di Terni – è legata a molti fattori tra i quali il miglioramento delle cure e la disponibilità di nuove tecnologie. Dagli anni ’90 l’introduzione della profilassi steroidea e della terapia con surfactante che ha radicalmente migliorato la prognosi dei neonati di peso molto basso. Naturalmente il progressivo abbassamento del limite di sopravvivenza ha posto una serie di dilemmi etici, quali i limiti della rianimazione e delle cure intensive; basti pensare che molti Paesi nel mondo non consentono la rianimazione al di sotto delle 24 settimane”.