Dopo l’inchiesta di AGI, la famiglia Rizzo – titolare della Ternana calcio -, prepara il contrattacco. Nei prossimi giorni, infatti, secondo quanto si apprende da diverse fonti, sarà presentato un nuovo esposto alla procura di Roma in relazione a quello che sembrerebbe essere un tentativo di scalata alla Ternana.
Bersagli dell’esposto sarebbero coloro che hanno determinato quella che viene definita una vera e propria “crisi aziendale“, ovvero il vicepresidente Massimo Ferrero – ex presidente della Sampdoria calcio -, e l’amministratore unico Tiziana Pucci.
Secondo quanto apprende l’AGI, proprio Tiziana Pucci, martedì 9 dicembre – un giorno/due prima dell’assemblea dei soci nella quale sarebbero stati revocati gli incarichi alla donna e a Ferrero -, avrebbe fatto depositare un atto sulla crisi aziendale della Ternana bloccando di fatto il licenziamento di entrambi ed impedendo a quello che era, nei fatti, il nuovo amministratore designato di subentrare.
Secondo fonti interpellate da AGI, per far ciò è stato chiamato un notaio da Cassino. E Massimo Ferrero, il 19 settembre , grazie all’ ad Pucci, aveva ottenuto un contratto di 3 anni (a fronte di quello da 1 anno richiesto dai Rizzo), a cifre considerate come fuori budget. Con il ruolo da vicepresidente, infatti, avrebbe guadagnato 260 mila euro il primo anno, 600 mila euro netti il secondo anno, con eventuale promozione in serie B. E poi ci sarebbero stati i premi: 1 milione di euro netti per la promozione tra i cadetti e ben 2 milioni di euro netti per l’eventuale promozione in serie A.
Tra i “finanziamenti” sotto la lente degli inquirenti compaiono diverse migliaia di euro per sponsorizzazioni alla stessa Ternana, contabilizzate dalla Crick Crock (e mai versate alla squadra) quando al timone dell’azienda c’era Antonio Scaramuzzino. A questi si aggiunge una fattura da 25 mila euro emessa dalla società Sirius, sempre dello stesso imprenditore Scaramuzzino, vicino ad Alessandro Di Paolo, il 27 settembre 2023, nei confronti della squadra di Terni, e con oggetto ufficiale “attività di consulenza per ricerca sponsor“.
I rapporti tra Scaramuzzino e Di Paolo sono buoni e la passione dell’imprenditore, ex della Isoardi, per il calcio è cosa nota. In passato, infatti, la famiglia – e in particolare il padre Roberto –, aveva finanziato l’Ostiamare. E anche sul litorale compare un finanziamento della Crick Crock di Scaramuzzino, coincidenze sulle quali gli inquirenti vogliono però vederci chiaro. Di Roberto Di Paolo, a Ostia e non solo, intanto, si parla ancora: “un presidente appassionato e vulcanico”, dice di lui Federico Orlando, ex dipendente dell’Ostiamare.
In tutti i casi, i detective della finanza coordinati dalla procura di Roma nelle ultime ore stanno chiudendo il cerchio nell’inchiesta su presunti finanziamenti irregolari concessi da Banca Progetto a diverse società e, di riflesso, anche all’Ancona, alla Ternana e alla Triestina: tra i 52 indagati, come si ricorderà, figurano anche l’imprenditore Alessandro Di Paolo, Piergiorgio Crosti e Antonio Scaramuzzino, ex vertice della Crick Crock, che avrebbe finanziato per migliaia di euro proprio la società umbra.
L’accusa per tutti loro, a vario titolo, è l’indebita percezione di erogazioni pubbliche, ma ora l’inchiesta della procura di Roma potrebbe allargarsi a macchia d’olio. Al vaglio fatture e finanziamenti.













