L’inchiesta sulla sanità in Umbria riguarda responsabilità personali e non può accomunare tutti gli operatori del settore che hanno garantito servizi di qualità nonostante le oggettive difficoltà.
E’ questo in sintesi quanto si sostiene l’intersindacale medica che riunisce tutte le sigle sindacali CGIL,CISL,UIL, CIMO, ANAAO, FASSID, FVM,FESMED, AAROI, EMAC.
“Pur non entrando nel merito dei contenuti che appartengono ad altre Istituzioni – è scritto nel comunicato – si vuole sottolineare che non è possibile assimilare tutti i Professionisti della Sanità dell’Az. Ospedaliera di Perugia e di tutte le Aziende Sanitarie dell’Umbria a vicende strettamente individuali e personali che rischiano di danneggiare gli operatori. Da sempre tutti i Professionisti dell’Azienda Ospedaliere di Perugia e di tutte le Aziende Sanitarie della Regione hanno svolto con dedizione, professionalità e qualità la propria funzione in tutti i ruoli garantendo per i cittadini e i pazienti una Sanità di alto livello come ampiamente riconosciuto da tutte le Istituzioni della Sanità Pubblica Nazionale.”
“Anche in Umbria, come sta accadendo in tutta Italia – scrivono i medici – tale qualità è garantita nonostante le difficili condizioni di lavoro per le note carenze di personale e il suo progressivo invecchiamento che determinano un impegno oltre le forze da parte di tutti i professionisti anche per effetto del blocco del turn-over riferito all’anno 2004 fino ad oggi. Queste sigle – aggiungono – hanno sempre criticato in tutte le sedi il continuo e progressivo sotto finanziamento del Sistema Sanitario Nazionale, chiedendo anche in assessorato e consiglio regionale, tramite l’ apposita commissione sanità, di intervenire su alcune criticità ancora non risolte quali la definizione del fabbisogno del personale e i percorsi di stabilizzazione dei precari, la non chiarezza nella determinazione dei fondi aziendali per il finanziamento degli incarichi dirigenziali, l’applicazione non omogenea del D.M. 70 per la revisione delle strutture complesse e semplici, la rete dei laboratori e un percorso più veloce e costruttivo per la stesura del nuovo Piano Sanitario Regionale al quale abbiamo dato un nostro contributo tecnico, e purtroppo non molto ascoltati.”
“In questo contesto – concludono i medici umbri – non accettiamo accuse indiscriminate e qualunquistiche a chi non ha mai partecipato (come in alcune testate giornalistiche è stato scritto) a spartizioni o connivenze con sistemi non leciti. Se poi la magistratura accerterà responsabilità di qualche singolo, ne risponderà personalmente. Non possiamo accettare che dopo aver cercato di mantenere un livello assistenziale su questi standard, definanziato, aver criticato alcuni provvedimenti, ora subiamo accuse di connivenza con situazioni non lecite, delle quali siamo parte lesa. Le vicende che stiamo vivendo in questi giorni nella nostra Regione, potrebbero intaccare l’immagine della Sanità Pubblica e portare a stigmatizzare il ruolo essenziale e costituzionalmente garantito del Servizio Pubblico al quale i Cittadini devono invece fare riferimento con assoluta fiducia.”