Durerà cinque settimane la nuova campagna di scavi archeologici a Montecchio. Venti ricercatori statunitensi e italiani sono al lavoro nella necropoli del Vallone di San Lorenzo, proseguendo un impegno iniziato nel 2017 con il progetto “Montecchio Archaeology Field School” che prevede la ricerca, il recupero e la valorizzazione dei beni archeologici presenti su tutto il territorio comunale.
L’iniziativa, spiega il sindaco Federico Gori, è sostenuta dall’amministrazione comunale su concessione del Ministero della cultura, con la supervisione della Soprintendenza archeologia, Belle Arti e Paesaggio dell’Umbria, in collaborazione con l’Università degli Studi di Perugia, la Kent State University dell’Ohio (Usa) e l’associazione Acqua.
Si rinnova ogni anno, si legge in una nota, una tradizionale indagine scientifica di carattere archeologico in uno dei siti più importanti di tutta la Regione Umbria. Gli scavi archeologici vedranno all’opera una ventina di studiosi tra archeologi e studenti dell’Università degli Studi di Perugia, sotto la direzione scientifica del professor Gian Luca Grassigli e della Kent State University – Ohio (USA), sotto la direzione della Professoressa Sarah Harvey, università statunitense che sta contribuendo alle indagini sul territorio.
Gli scavi sono assistiti dagli archeologi Stefano Spiganti e Francesco Pacelli, fields director delle operazioni sul campo. Il progetto di ricerca è realizzato con la concessione del Ministero della Cultura e con la stretta collaborazione e supervisione del Dott. Luca Pulcinelli della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio dell’Umbria.
La campagna di scavo ha avuto luogo durante luglio 2023 riservando agli archeologi nuove opportunità di studio grazie al ritrovamento di una tipologia sepolcrale che mancava finora all’appello presso la Necropoli del Vallone di San Lorenzo e che è ulteriormente indice della multiculturalità di un centro umbro fortemente etruschizzato.
Una nuova area indagata tra quelle già interessate dalle campagne 2017-2019, ha difatti consentito l’individuazione di alcune tombe a fossa scavate nell’argilla, con una copertura realizzata con lastre di travertino. Le fosse poco profonde erano tuttavia contenitive di un ricco corredo. Ogni sepoltura ha difatti restituito diverse forme vascolari tra cui: olle per utilizzi legati al pasto quotidiano e forme in bucchero di ottima fattura importate da Orvieto, vicino centro egemone dei mercati ceramici. Altri contenitori sono stati ricondotti ad una produzione locale che, nonostante la minore qualità esecutiva, è tuttavia indice di alto valore culturale della comunità locale.
Tra le forme che denotano alcune particolarità è presente: un’olla con un doro perfettamente circolare sul fondo utilizzata per rituali legati alla sfera funeraria, avvenuti durante l’inumazione del defunto, o utilizzate in vita per i culti demetriaci legati alle pratiche agricole.
Altra particolarità emersa in una fossa, la cui presenza di un pugnale in ferro caratterizzava il genere maschile del proprietario, è il ritrovamento di un altare-mensa quadrangolare di travertino, posto sopra le lastre di copertura della fossa, su cui era stata intenzionalmente lasciata in offerta un’olla in una fase successiva alla prima deposizione.
All’interno dell’olla era ancora presente una sostanza alimentare. I materiali ritrovati questo anno all’interno delle tombe sono più antichi di quelli rinvenuti nelle passate campagne di scavo, databili alla fine del VII sec.a.C.
A Montecchio si è aperto un nuovo fronte per gli studi sugli Umbri che sta coinvolgendo tutto il nostro territorio, un punto di partenza per riscoprire quella fondamentale cultura che ha dato il nome alla nostra regione, non escludendo in futuro di organizzare un convegno a livello nazionale proprio su questo argomento.
Recentemente è stato sottoscritto un accordo con alcune università per lo studio definitivo delle ossa, attraverso radiocarbonio, ricerca degli isotopi e in alcuni casi ricerca del dna, che riguarderanno anche l’equino scoperto recentemente.