Sono 6.830 le strutture ricettive, i bar e i ristoranti coinvolti in Umbria in questa seconda Pasqua di lockdown. La Pasqua perduta a causa del Covid coinvolge anche un numero notevole di addetti nella nostra regione, oltre 25mila. In particolare, sono 25.587 (fonte Inps 2020 ndr), di cui 19.932 dislocati nella provincia di Perugia e i restanti 5.655 lavoratori impiegati a Terni. Su base tendenziale l’andamento degli addetti ha subito inoltre una flessione di oltre 2mila unità (2019 gli stessi comparti impiegavano 27.682 addetti). Circa la metà della forza lavoro che resterà a casa è impiegata in Umbria nei ristoranti (11.071), 7.046 nei bar, quasi 3mila negli alberghi (2.998).
E’ la fotografa scattata dalla Camera di Commercio dell’Umbria ad alcuni dei settori che pagheranno un prezzo più alto per queste festività pasquali.
Stringendo l’obiettivo sull’andamento delle aperture e chiusure dei settori, l’analisi ci consegna un bilancio fortemente compromesso dalle conseguenze della pandemia.
Le cessazioni per i bar, ristornati e alberghi nell’anno del Covid (al 31 dicembre 2020) sono state quasi il triplo delle iscrizioni. In Umbria l’anno si è chiuso infatti con 126 nuove aziende a fronte di 319 che non ce l’hanno fatta. La perdita più pesante è quella registrata dal comparto della ristorazione, che ha chiuso il 2020 con un saldo fortemente negativo, sono 35 le imprese che si sono iscritte ai registri camerali a fronte di 102 che hanno gettato la spugna, di cui 78 operanti nella provincia di Perugia e 24 nel ternano. Un settore che tradizionalmente risente di una elevata dinamicità e di un turn over piuttosto marcato (anche nel 2019 e nel 2018 infatti il comparto ha chiuso l’anno in rosso), ma nel 2020 la perdita di imprese è stata decisamente più marcata.
“Questa Pasqua perduta rappresenta un grave colpo non solo per il turismo e i settori ad esso collegati ma per tutta l’economia – precisa il Presidente della Camera di Commercio dell’Umbria Giorgio Mencaroni – e comporterà una perdita di fatturato notevole, se si considera anche che le festività pasquali, quest’anno, sarebbero state di fatto l’unica occasione per un ponte primaverile, visto che il 25 aprile da calendario coincide con la domenica e il 1 maggio è sabato. Lo stop pasquale oltretutto – aggiunge Mencaroni – arriva dopo una partenza d’anno già molto complicata per il nostro sistema delle imprese, molte delle quali non lavorano ormai da un anno”.