Nei primi 5 mesi del 2021 le buste paga dei dipendenti umbri che sono stati posti in cassa integrazione sono state alleggerite complessivamente di 29.089.953 euro. In particolare di 7.583.539 quelli in cassa ordinaria, 2.303.056 euro quelli in cassa straordinaria, 10.077.729 euro quelli con la cassa in deroga e 9.125.629 per FIS e Fondi solidarietà bilaterali.
Complessivamente in Umbria le ore di cassa integrazione autorizzate nel periodo gennaio-aprile 2021 sono state 18.647.406 di cui 4.861.243 per l’ordinaria, 1.476.318 per la straordinaria, 6.460.083 per quella in deroga e 5.849.762 ore per il FIS e Fondi solidarietà bilaterali. In Italia le ore complessive di cassa integrazione autorizzate nel periodo preso in considerazione sono state 1.453.925.827.
L’analisi, da elaborazione di dati INPS su cui sono state condotte le simulazioni su una retribuzione lorda annua di 20.980 euro (retribuzione media del settore privato) dimostra che a livello nazionale sono 2,3 miliardi di euro, al netto dell’IRPEF nazionale e delle addizionali regionali e comunali, quanto manca nelle tasche dei dipendenti nei primi cinque mesi dell’anno in corso che, a causa del Covid19, sono stati posti in cassa integrazione.
Tra riduzione dello stipendio e mancati ratei 13° e 14^ in cinque mesi le buste paga si sono alleggerite mediamente del 19%.
A fronte di circa 1,4 miliardi di ore di cassa integrazione autorizzate nei primi cinque mesi del 2021, i beneficiari hanno perso, mediamente fino ad aprile, 3.185 euro netti.
“Anche in considerazione di questi dati drammatici – osserva Gino Venturi segretario UIL Umbria – restano intollerabili le lungaggini e i ritardi della pubblica amministrazione, anche in Umbria, nell’utilizzare quelle risorse ed investimenti che potrebbero invece creare occupazione e ridurre l’uso della cassa integrazione. “
“Si corre il rischio che lo sblocco dei licenziamenti stabilito dal Governo, aggiunge Luciano MariniPresidente del CAF UIL dell’Umbria, possa aggravare ulteriormente la situazione, mentre si sottolinea la necessità – non ulteriormente procrastinabile – di una riforma degli ammortizzatori sociali secondo logiche solidaristiche, del rilancio delle politiche attive del lavoro ma anche adeguati investimenti in formazione e riqualificazione del personale.”