L’invasione straniera, e sottocosto, di prodotti industriali da parte di società orientali, sembra non finire mai, ma gli strumenti in dotazione alla Commissione Europea si stanno affilando per tutelare le aziende italiane e comunitarie, da parte di quelle che operano in odore di dumping, di prezzi molto bassi perché sovvenzionati dagli Stati.
Il problema è complessivamente dell’Europa ma siccome uno dei settori in attenzione è quello siderurgico, il riflesso sulle aziende ternane – narnesi è evidente. Sul banco degli imputati ci sono gli elettrodi di grafite, che arrivano in Europa dalla Cina a prezzi stracciati, che mettono in difficoltà quelli della Sangraf, la fabbrica narnese che ha sostituito la Sgl Carbon. In questo caso la cosa è davvero strana: la Sangraf è di proprietà di una multinazionale cinese, che evidentemente opera nel pieno rispetto delle regole comunitarie. Il focus è stato acceso sui “prodotti piani” di acciaieria che arrivano a fare concorrenza ad Ast, dall’India e dall’Indonesia. Per gli elettrodi la Commissione Europea aveva già fissato dei limiti alle aziende indiane nella misura del 7% per Hindustan Electro Graphite (HEG) Limited («HEG») e al 15,7 % per Graphite India Limited («GIL») e tutte le altre società. HEG è soggetta a un dazio compensativo del 7 %. Ora su richiesta di cinque aziende tedesche tocca la verifica anche la Cina. Tra le denuncianti anche la giapponese Showa Denko Carbon Holding GmbH, che ha acquisito i complessi di La Coruna e di Meitingen già della Sgl Carbon. La Commissione ha almeno quattordici mesi di tempo per definire l’intero dossier anche se potrebbe già da ora mettere in atto delle azioni di protezione sia per gli acciai piani che per gli elettrodi.