Quando anche a Terni arrivò la contestazione studentesca del “Sessantotto” non c‘era un’alta considerazione per chi non era ritenuto “compagno”, organico della contestazione della guerra nel Vietnam, non in prima fila quando si trattava di sfilare dietro gli striscioni rossi del Movimento Studentesco, chi non scendeva in piazza nel segno di slogan del tipo “Operai e studenti uniti nella lotta”. Ma per lui sì, c’era considerazione alta da parte dei giovani. Telesforo Nanni era professore di storia e filosofia, “un laico, un radicale, uno che, figurati, scrive sull’Espresso” dicevano di lui i suoi studenti e non solo i suoi.
Telesforo Nanni, uomo libero e solidale, uomo colto ma non elitario, non marxista ma progressista, con i giovani aveva ed ebbe sempre un rapporto speciale. Perché lui era tollerante senza essere accomodante, era fermo senza essere rigido. Aveva, sui giovani suoi allievi e non, il fascino dell’uomo che “conosce” senza considerarsi “élite”. E d’altra parte, come si può considerare “elitario” chi legge un libro e magari lo scrive? E Telesforo Nanni ne ha scritte di cose, si è speso molto per la promozione della cultura locale, per riscoprire ed affermare le memorie di una Terni che esisteva ancor prima della “rivoluzione industriale” di fine secolo e che, dopo, la città e la sua industria non si fermavano all’altoforno.
E’ questo tra i tanti insegnamenti di Telesforo Nanni forse il più importante: studiare e conoscere la propria città. Perché così non si può non amarla e quindi rispettarla, impegnarsi per farla crescere affinché con essa cresca l’intera comunità.
Telesforo Nanni se n’è andato poco prima dell’alba del 20 ottobre 2018, in punta di piedi, in maniera discreta, educata, rispettosa com’era suo costume di gentiluomo vero e senza tempo. E di maestro.