DI MASSIMO PROIETTI
L’art. 32 della Costituzione Italiana tutela la salute della persona sotto ogni forma: fisica, psichica, e mentale e pone alla legge un divieto assoluto di intervenire con misure che compromettano la salvaguardia e la cura della salute, nel suo complesso, compresa quella mentale. E’ stato scritto che è proprio in nome della salute mentale e della dignità dell’individuo che lo Stato deve consentirgli “…di sfruttare le sue capacità cognitive ed emozionali, esercitare le proprie funzioni all’interno della società, rispondere alle esigenze quotidiane della vita di ogni giorno, stabilire relazioni sociali soddisfacenti e mature con gli altri, partecipare costruttivamente ai mutamenti dell’ambiente, adattarsi alle condizioni esterne ed ai conflitti interni” (Ministero della salute, Salute mentale, su salute.gov.it). Oggi tutto questo è vietato dalle misure severe adottate dal Governo, in assenza dell’indispensabile “passaggio” in Parlamento, con una tale macchinosità da rendere impossibile comprenderne il termine ma certo compromettendo così la salute psichica e mentale.
Senza pensare che qualche dubbio può sorgere ai più illuminati sul perché tra le attività indispensabili (con o senza codice ATECO!) non è compresa quella dei parlamentari che avremmo tutti gradito avessero votato certe misure, magari telematicamente!
La confusione, poi, tra “decreti oscuri ed annunci su Facebook” e la comunicazione ansiogena non aiutano. Ancora a proposito di salute mentale, tra i consigli dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per sentirsi meno “stressati, confusi e spaventati durante una crisi” ne leggiamo uno particolare che dice: “cerca di non leggere o guardare troppe notizie”. E’ evidente che ciò è impossibile per i milioni di persone, anche in buona salute, di fatto abbandonati da settimane in appartamenti nei quali l’unica compagnia è il flusso ininterrotto della televisione o dei social nella maggior parte dei casi amplificatori di ansia più che strumenti di condivisione.
Questa condizione, nel tempo, a parere di psicologi e sociologhi, darà luogo ad un numero considerevole di casi di PTSD, sindromi post traumatiche da stress acuto, del tutto simili a quelle che si riscontrano in chi – militare o civile – è reduce da una guerra vera e propria.
Le persone si trovano costrette a vivere isolate nelle loro abitazioni (non tutte servite da parco e piscina!) private della libertà di uscire anche da sole e solo per fare una passeggiata, monitorate, osservate con droni e già da qualche parte dall’esercito. Ribadisco poi quanto scritto in questi giorni in questo ed altri giornali in ordine alle violenze domestiche a causa delle convivenze forzate, sempre sotto le luci dei riflettori delle cronache giudiziarie fino ad un mese fa,’ e non certo oggi scomparse per incanto. Se quindi la Costituzione consente al potere esecutivo l’adozione con efficacia immediata di decreti è pur vero che gli stessi, proprio per la loro natura devastante sul piano individuale e sociale, non possono essere prorogati all’infinito e devono essere sottoposti
subito al vaglio del Parlamento con la precisa indicazione della necessità e dell’urgenza – che, si badi, non può essere ritenuta “automatica” – non potendosi spingere sino alla sostanziale soppressione della totalità dei diritti garantiti dalla Costituzione. Nel caso poi dell’adozione di misure restrittive nelle aree individuate il mancato rispetto delle stesse da parte di alcuni cittadini “non può tradursi in una ulteriore stretta generalizzata e punitiva” oltre ogni limite nei confronti della generalità della popolazione che a quelle misure si è diligentemente assoggettata altrimenti si evocano tecniche “educative” di matrice militare secondo cui per l’errore di un soldato paga tutto il plotone! Quel che è peggio, poi, che l’ultimo decreto prevede un effetto retroattivo delle disposizioni in ordine alla multa che sostituirà le pregresse sanzioni penali con la conseguente archiviazione di quasi 100.000 procedimenti e con ciò evidenziando l’umoralità e l’estemporaneità di un “legislatore” privo di coerenza e lucidità in un momento emergenziale di portata epocale.
Lo Stato, quindi, deve salvaguardare la salute dei cittadini non solo rispetto alle malattie del corpo ma anche rispetto a quelle della mente affinchè non avvenga ciò che qualcuno ha già scritto e cioè che “quella casa in cui veniamo obbligati a restare rinchiusi come prigionieri può trasformarsi – davvero – nel focolaio di una infezione ancora più pericolosa di quella del coronavirus”.
Massimo Proietti è avvocato del foro di Terni.