La manipolazione delle coscienze e l’utilizzo delle tecniche di persuasione per creare il consenso che oggi stanno raggiungendo livelli mai visti anche grazie ad internet e ai social network, hanno una data di nascita e soprattutto, un padre fondatore: Edward Lewis Bernays.
Alla storia incredibile e poco conosciuta di questo personaggio che la rivista Life definì uno dei cento personaggi più influenti del Novecento, è dedicato l’ultimo libro di Claudio Lattanzi, dal titolo: “L’invenzione della manipolazione. Edward Bernays e la fabbrica del Grande Fratello. Dalle origini a Google e Facebook“, Intermedia Edizioni.
Molto prima dell’avvento della televisione, della rete, dei social media e degli algoritmi, la macchina del consenso è stata ideata da questo austriaco di religione ebraica, che iniziò ad operare negli anni Venti, considerato l’inventore delle pubbliche relazioni ed artefice di alcuni colossali operazioni di manipolazione dell’opinione pubblica statunitense, sia in ambito economico a favore degli interessi di grandi aziende americane, che sul versante della politica americana interna e di quella estera.
Nipote di Sigmund Freud sia da parte paterna che materna, Berney fece tesoro degli insegnamenti dello zio per realizzare delle vere e proprie rivoluzioni che cambieranno il funzionamento delle società di massa.
Fu lui ad inventare il consumismo, cioè la prassi di fare acquisti non per soddisfare un bisogno reale, ma per venire incontro a desideri indotti come, ad esempio, per entrare in possesso di uno status symbol.
Profondissimo conoscitore delle teorie dell’inconscio elaborate dall’illustre parente, ha legato il suo nome ad alcune clamorose campagne che hanno mutato in maniera irreversibile le abitudini del pubblico.
Una delle più note fu quella realizzata per conto della American Tobacco Company, riuscendo ad associare per sempre il concetto dell’emancipazione femminile a quella del fumo in pubbico da parte delle donne, superando definitivamente quello che fino ad allora era considerato un vero e proprio tabù.
Un altro importante cliente per il quale lavorò Bernays in quella che è ricordata come una delle sue imprese dagli esiti più noti e clamorosi, fu la United Fruit Company, la potente multinazionale statunitense proprietaria del marchio Ciquita che aveva il monopolio dell’importazione di banane dal Guatemala e da altri paesi caraibici. Quando il presidente del paese sudamericano Jacobo Arbens Guzmàn avviò una campagna di nazionalizzazioni che portarono in mano pubblica importanti estensioni di terreni agricoli di proprietà della multinazionale, Bernays diede vita ad una campagna propagandistica contro Guzman che era finalizzata ad associarlo a Stalin, trasformando agli occhi del pubblico americano e dello stesso Congresso il piccolo Guatemala in un temibile pericolo comunista alle porte degli Stati Uniti. Alla fine, lo stesso presidente americano Dwight Eisenhower coinvolse la Cia nell’”operazione Guatemala”, il cui esito fu la detronizzazione nel 1954 di Guzmàn che venne rimpiazzato con una dittatura militare a salvaguarda degli interessi statunitensi.
Tra le altre operazioni che portano la sua firma, si ricorda anche la campagna per diluire nell’acqua potabile enormi quantità di fluoro in funzione degli interessi dell’apparato industriale con la motivazione ufficiale di combattere la carie dei denti, ma anche quella per far cambiare definitivamente le abitudini alimentari degli americani, convincendoli a mangiare bacon a colazione.
Berneys ha lasciato un’impronta indelebile e si può senz’altro affermare che la società di massa non sia stata più la stessa dopo di lui. Negli anni Venti le sue teorie avevano conquistato le èlites intellettuali europee ed americane ed è noto che il ministro della propaganda del Terzo Reich, Joseph Goebbles, tenesse sul comodino i libri di Bernays.
Nella seconda parte del saggio si passano in rassegna le tecniche del “capitalismo della sorveglianza” ovvero l’insieme delle strategie legate all’utilizzo finalizzato alla manipolazione che le gigantesche aziende digitali come Facebook e Google operano ogni giorno per influenzare i comportamenti del pubblico, utilizzando il cosiddetto “superplus comportamentale”, ovvero la mole sterminate di informazioni che noi stessi forniamo ai motori di ricerca attraverso i social network.
La nostra libertà individuale è messa a repentaglio da un potere che non è mai stato tanto pervasivo, ma nelle cui mani ci consegniamo volontariamente nell’inquietante convinzione che l’incubo del controllo sociale sia in realtà la forma più evoluta di progresso.