Una chiesa di straordinaria importanza, fatta oggetto nel tempo di radicali interventi di mutilazione, ma alla quale dai contemporanei viene quasi riservato un trattamento di serie b. Si tratta del complesso di San Domenico ad Orvieto, risalente al 1233, un edificio la cui storia si intreccia profondamente con quella del cristianesimo medievale e che è depositaria di incredibili reperti e testimonianze oltre che di opere d’arte di enorme valore. Ciononostante, non sembra ricevere nè l’attenzione, nè la valorizzazione che merita.
Ora a cercare di colmare alcune di queste lacune arriva il volume curato dall’ingegnere Ettore della Casa ed edito da Intermedia Edizioni “La chiesa e il convento di san Domenico, vicende storico artistiche di un complesso mutilato“.
All’interno della chiesa è ancora conservata la cattedra dalla quale teneva le lezioni di teologia san Tommaso d’Aquino, uno dei massimi teologi e figure intellettuali del Medioevo europeo nel periodo in cui viveva ad Orvieto, ricoprendo l’incarico di predicatore generale dell’ordine. Era il periodo dello Studium orvietano, ovvero dell’università, istituita nel 1260, all’epoca delle fortissime tensioni legate allo scontro tra Patarini e Chiesa e al trasferimento ad Orvieto delle corte pontificia di Urbano IV. Il convento divenne sede dell’Inquisizione.
La vicenda della chiesa è segnata dal drastico smembramento della chiesa e del convento disposto dal regime fascista nel 1932 per realizzare nell’area l’Accademia femminile di educazione fisica, in seguito divenuta la Smef. Delle tre navate originarie, rimasero solo l’abside e il transetto. Il libro di Della Casa ricostruisce per la prima volta la storia del complesso monumentale con un apparato fotografico formato da decine di immagini, con foto inedite e di grande interesse risalenti al periodo antecedente alla parziale distruzione del monumento.
Un libro fondamentale per la storia dell’arte che, ovviamente, non trascura le illustri sepolture ospitate in epoca medievale dalla chiesa, a partire dallo straordinario monumento funebre del cardinale Guillaume de Braye, realizzato da Arnolfo di Cambio nel 1282. Il mausoleo la cui bellezza e pregio artistico potrebbero diventare anche elemento di valorizzazione culturale, ha rappresentato per tutto il Rinascimento il prototipo ideale a cui si ispirarono gli scultori per analoghe realizzazioni destinate ad importanti committenti.
Il lavoro di Dalla Casa che ad Orvieto ha recentemente dedicato anche un volume incentrato sulla figura di Luca Signorelli, offre al lettore anche uno spaccato della vita della città in quel turbolento e fecondo periodo, analizzando il contesto sociale, politico, religioso e cultura del Comune.