Ha ottenuto un ottimo successo di critica e consensi la mostra personale dell’artista Sandro Bini “Le città visibili” allestita nella Galleria Purificato.Zero di Roma a cura del professor Gianni Garrera. In esposizione vedute cittadine come set cinematografici nei quali va in scena l’aggrovigliata complessità dei luoghi che assumono le caratteristiche di un viaggio teso adesplorare nuove narrazioni non solo urbane. Abitazioni affastellate, desolatamente vuote, si stagliano contro cieli carichi di tensione offrendo una nuova lettura di città, suggestiva e spesso difficilmente ascrivibile al solo ambito figurativo. È una rappresentazione che esprime contrasti, restituendo l’immagine sfaccettata di uno spazio inteso non solo come luogo fisico, ma soprattutto simbolico, in cui gli insediamenti umani sono ripensati in un sistema di riferimenti che paiono macerarsi in una dimensione di aleatoria spiritualità.
“Ogni dipinto – spiega il professor Gianni Garrera – si basa fondamentalmente su un contrasto: la parte costruita, la parte edificata, la parte innalzata mattone per mattone dall’umanità, perciò la civiltà, la cultura, l’istituzione di un agglomerato, una pittura costruita, una pittura zelante, dettagliata, in apparenza peculiare, attenta a ogni dettaglio e dall’altra parte, come spesso accade nelle vedute di tutta la tradizione pittorica, l’atmosfera che viene risolta in senso invece informale. Perciò la parte formalizzata, figurativa dove noi riconosciamo anche una città, un luogo, delle vie, delle case, delle finestre e sicuramente anche una vita all’interno anche se l’artista non è mai pittoresco, non è mai pittura di genere, non vi è mai il bozzettismo. Le città in apparenza sono disabitate o solo colte in un momento dove l’umanità è estinta o completamente assente o sul momento non da segni di vita, dall’altra opposta a questa parte di costruzione vi è invece il cielo, il mondo o quello che resta della natura, spesso sospinto ai margini della città che avvolge il centro urbano, avvolge la realtà della città costruita. Il conflitto è fra questi due esseri: tra cultura, civiltà che però non è più ordine, misura, distinzione perché le città sono labirintiche, caotiche, siamo all’interno di città babeliche e dall’altra ciò che rimane degli elementi puri, il cielo, l’acqua, la terra, il fuoco, spesso premono sulla città. Il quadro, che dovrebbe avere questa polarità, in realtà ha dei momenti di mescolanza per cui la parte informale del paesaggio, cioè della materia, degli elementi si insinua nella costruzione nell’edificio, lo occupa.“