Di Chiara Furiani
Si è conclusa anche questa diciottesima edizione di Le Guess Who, il festival più internazionale d’Olanda.
Tanti gli accenti intercettati in questi giorni per le strade di Utrecht, con anche una rappresentanza italiana piuttosto nutrita.
Di solito, chi viene una prima volta ritorna – e questo la dice lunga sulla qualità dell’evento – decidendo di affrontare non solo la spesa del biglietto (circa 200 euro, un prezzo più che ragionevole per quattro giorni fitti di appuntamenti dalla mattina fino a notte inoltrata), ma anche un costo non indifferente per il pernottamento, coi prezzi che lievitano sensibilmente in questi quattro giorni.
Il gioco vale la candela, e anche quest’anno LGW non ha deluso le aspettative.
Forse non è stato il miglior festival di sempre, ma anche stavolta si torna a casa con un bel po’ di bella musica nelle orecchie.
L’ultima delle quattro giornate di LGW è già partita alla grande col cantautore franco-brasiliano Tiago Caetano.
Grande raffinatezza, atmosfere rarefatte, una bellissima penna.
Come da copione, per un evento che ama spaziare e passare musicalmente “di palo in frasca”, dai suoni a volte appena percepibili del primo, si è passati alla furia punk della band turca Goblin Daycare, una compattezza rara.
A sorpresa, hanno fatto tappa al festival anche i Destroyer, bella band canadese dall’inclinazione intimista capitanata dal cantautore Dan Bejar.
Poi di nuovo un doppio salto carpiato, per arrivare alle suggestioni eteree della ormai nota pianista polacca Hania Rani, uno dei concerti più riusciti di quest’anno.
Quello della band canadese Big/Brave è un percorso che sta invece dalle parti del metal più sperimentale, con una bella amalgama aiutata anche dalla notevole personalità della chitarrista-cantante Robin Wattie.
Irresistibili poi le Zawose Queens dalla Tanzania, tra i numerosi esponenti presenti a LGW dal variegato e ricchissimo universo musicale dell’Africa.
Ma è con lo straordinario cantante pakistano Ali Sethi che questa edizione ha toccato il suo culmine.
Una meravigliosa vocalità, tra tradizione e innovazione, in tandem con l’accompagnamento (ma definirlo solo tale sarebbe riduttivo) del notissimo musicista elettronico Nicolas Jaar, che ha fatto bene da sponda agli splendidi melismi del cantante.
A chiudere in bellezza ci hanno pensato i Moin, rock e avanguardia ai massimi livelli, con alla batteria la vulcanica Valentina Magaletti, anche curatrice di una sezione di questo LGW 2025.
Va da sé che quelli appena descritti sono stati i concerti presenziati dalla sottoscritta, ma la sequenza sarebbe potuta essere tutt’altra, poiché gli appuntamenti sono davvero tantissimi, anche in contemporanea.
C’è ancora tempo per comprare il biglietto per il festival del 2026.
Il godimento è assicurato e l’unico dispiacere sarà quello di essere costretti a rinunciare a qualcosa, sempre che non si abbia il dono dell’ubiquita.














