L’ultima fotografia, al 31 marzo 2021, scattata dall’Osservatorio per l’imprenditorialità femminile di Unioncamere e InfoCamere, inquadra l’Umbria in quarta posizione in Italia dopo Abruzzo, Basilicata e Molise per incidenza di imprese femminili sul totale delle imprese registrate. In Umbria sono registrate infatti 23.302 aziende a guida femminile su un totale di 94.036 imprese. La loro incidenza pertanto sul sistema imprenditoriale umbro è del 24,7%, quasi tre punti percentuali sopra la media nazionale che è del 21,9%. L’Umbria al femminile “ha retto” anche durante la crisi pandemica. Al 31 dicembre 2020 si assiste in Italia ad una caduta generalizzata delle imprese femminili, tuttavia in Umbria la stretta è stata decisamente lieve. In regione alla fine dello scorso anno le imprese attive erano 20.500, mentre il 2019 ne vedeva operare 20.568. Il 2018 si chiuse con 20.677 imprese femminili attive. Tradotto a livello percentuale, nell’anno della pandemia il tasso di femminilizzazione in Umbria era del 24,9%, quando quello nazionale era inchiodato al 22%.
“La componente femminile è linfa vitale per il nostro sistema imprenditoriale, sottolinea il Presidente della Camera di Commercio dell’Umbria Giorgio Mencaroni, ma il Registro delle Imprese ci dice che da alcuni anni questa componente si va assottigliando. Negli ultimi tre anni le imprese femminili hanno dimostrato un buon dinamismo, contenendo la riduzione allo 0,9%, ma contenere la riduzione non vuol dire crescita. Bisogna fare attenzione – aggiunge – sono ancora troppo poche le donne che scelgono di creare un’impresa, e quando l’impresa c’è è caratterizzata da una pesante debolezza patrimoniale”. (oltre il 70% delle imprese femminili sono ditte individuali)
Volgendo lo sguardo al nuovo anno, gli indicatori confermano lo stato di “crisi silenziosa” dell’impresa donna: nel primo trimestre sono state di più le aziende che non ce l’hanno fatta rispetto a quelle avviate: 322 le aperture a fronte di 437 chiusure. L’identikit dell’impresa femminile anche nel primo trimestre 2021 è la stessa: di piccole dimensioni, poco rappresentata nel settore dell’industria, poco capitalizzata e a digitalizzazione rallentata. I settori in cui si concentra l’impresa femminile sono tradizionalmente il commercio (5.563 imprese) seguito dal settore agricolo (5.417), alloggio e ristorazione (2.227).
“E’ più che mai necessario per invertire la rotta diffondere il valore dell’imprenditorialità tra la popolazione femminile ma anche offrire strumenti corposi per avviarla – riflette Mencaroni – sembra andare in questa direzione il recente Fondo istituito al Mise e previsto nella Legge di bilancio 2021 per il sostegno all’impresa femminile, che prevede finaziamenti a tasso zero e contribuiti a fondo perduto”.
Insomma un potenziale, quello dell’imprenditoria femminile, che secondo la Camera di Commercio dell’Umbria è ancora parzialmente inespresso e va sostenuto. E di certo l’effetto Covid si fa sentire anche per questa componente imprenditoriale che ha frenato la voglia di fare impresa tra le giovani donne. Lo rivelano i dati sulle imprese femminili giovanili, ossia a guida under 35. Sul totale del panorama delle imprese “in rosa”, quelle giovanili, al I trimestre 2021, sono 2.007 su un totale di 23.302 ossia l’8,6%. Il confronto su base tendenziale, al primo trimestre del 2020, dunque pre-Covid, evidenzia una forbice in negativo di quasi 100 imprese giovanili. (2.105 le aziende registrate). Il bilancio dell’anno 2020 si è chiuso tuttavia per le imprese fondate da under 35 con una dinamica natal-mortalità positiva. Il saldo infatti tra le nuove imprese e quelle che hanno dovuto cessare l’attività è positivo per 182 unità.