Mario Draghi ha ottenuto la paradossale fiducia al Senato che equivale al raggiungimento del capolinea del suo governo.
Con 95 sì a Palazzo Madama non si governa e il fatto che Lega, Forza Italia e 5 Stelle non abbiano partecipato al voto di fiducia, questi ultimi presenti in aula ma non votanti, per garantire il numero legale, di fatto costituisce la sfiducia nei confronti dell’esecutivo.
Via, dunque, di corsa, verso elezioni anticipate ad ottobre. Il centro destra di governo non ha resistito al richiamo fortissimo dei sondaggi che danno la coalizione Meloni-Salvini-Berlusconi nettamente in vantaggio rispetto al resto sparpagliato e diviso dei competitor. A ottobre, o quando sarà, la vittoria è certa e potrebbe essere anche larghissima. Perché, dunque, consumarsi, in ulteriori mesi di governo con il PD e i 5 Stelle mentre FDI gonfia sempre di più il suo elettorato?
Il discorso non fa una piega, gli interessi, legittimi, di Salvini e Berlusconi sono evidenti.
Elezioni subito, la cura migliore. Che lo sia anche per l’Italia questo lo si vedrà.
Esce nettamente ridimensionata, con questa scelta, l’ala governista dei due partiti di centro destra. Gli sconfitti sono sicuramente Giorgetti, i presidenti di regione, Zaia, Fedriga e Cirio, sono la Carfagna, Brunetta e la Gelmini.
Il ministro Maria Stella Gelmini ha addirittura lasciato Forza Italia.
Questo il suo duro atto di accusa:
“Ho ascoltato gli interventi in aula della Lega e di Forza Italia apprendendo la volontà di non votare la fiducia al governo.
In un momento drammatico per la vita del Paese, mentre nel cuore dell’Europa infuria la guerra e nel pieno vortice di una crisi senza precedenti – scrive la Gelmini – una forza politica europeista, atlantista, liberale e popolare oggi avrebbe scelto di stare, senza se e senza ma, dalla parte di Mario Draghi. Forza Italia ha invece definitivamente voltato le spalle agli italiani, alle famiglie, alle imprese, ai ceti produttivi e alla sua storia, e ha ceduto lo scettro a Matteo Salvini. Se i danni prodotti al paese dalle convulsioni del Movimento 5 Stelle erano scontati, mai avrei immaginato che il centrodestra di governo sarebbe riuscito nella missione, quasi impossibile, di sfilare a Conte la responsabilità della crisi: non era facile, ma quando a dettare la linea è una Lega a trazione populista, preoccupata unicamente di inseguire Giorgia Meloni, questi sono i risultati. Questa Forza Italia non è il movimento politico in cui ho militato per quasi venticinque anni: non posso restare un minuto di più in questo partito”.
Domani mattina alle 9 Mario Draghi sale al Quirinale e quasi certamente rassegnerà le sue dimissioni. E questa volta Mattarella le accetterà.