Sorpresa? Uno degli ostacoli che da sempre mina la costruzione dell’ospedale di Narni Amelia non si trova a Perugia, all’interno dell’ufficio dell’assessore regionale Luca Coletto nè in quelli degli amministratori del Partito Democratico prima ma, udite udite, nasce e si sviluppa in ambenti sanitari ternani. Chi lo dice? Ma gli operatori narnesi, stufi dei continui attacchi alla loro professionalità ed al loro ruolo all’interno della sanità pubblica. Va spiegato, allora il perchè di una levata di scudi, ora sotterranea ma che potrebbe sfociare in una protesta molto più evidente. Sono d’accordo a Narni per un ospedale integrato con il Santa Maria, che già si sta realizzando attualmente ma ci sono margini di miglioramento, altro che reparti doppioni di quelli di Terni. Come farebbe Terni a smaltire le centinaia di operazioni che si fanno nelle sale operatorie di Narni, se già ci sono pazienti nei corridoi e liste d’attesa per interventi che in alcuni casi superano l’anno?
Il vecchio amministratore della Asl Imolo Fiaschini, aveva stilato un piano rigoroso: a Narni la bassa e media difficoltà chirurgica, a Terni, invece, l’alta e l’altissima. Terni dovrebbe essere meno “tuttologa” e più specializzata. Facile a dirsi ma non è che l’alta e l’altissima specializzazione sia poi alla portata di tutti gli operatori. E così una divisione di ruoli potrebbe essere poco gradita da qualche professionista. Quindi per qualcuno, più di qualcuno, sarebbe meglio continuare intervenire anche sulle ernie, sulle emorroidi altre operazioni facili ma che occupano letti e risorse. E dire che la possibilità di farlo a Narni in accordo con le attività che adesso si svolgono sarebbe fattibile a patto che ci si creda.
Sembra che la miopia nei confronti dell’ospedale narnese non finisca mai ed allora viene in mente la chiusura del punto nascita, che operava intorno ai cinquecento parti all’anno, con punte oltre 700. Il trasferimento a Terni non ha certo prodotto un aumento di cinquecento parti in quei già affollati reparti, segno che l’utenza si è divisa, andando oltre la Valnerina e spesso ritornando nel Lazio, che era il luogo di maggior attrazione dell’ospedale di Narni. Attrazione che significava soldi, incassi, risorse in meno per l’Umbria.
Ed ancora: due professionisti dell’ortopedia sono stati “costretti” ad andarsene nel pieno delle loro capacità perchè la Asl non seguiva i loro piani di sviluppo. Semplicemente hanno trovato altra occupazione in Toscana. E siccome sono bravissimi e rinomati, si sono portati dietro tutta l’utenza. Il risultato che ora la Asl paga migliaia di euro alle cliniche ed alle consorelle toscane. Dovrebbe invece fare i ponti d’oro ai due professionisti per farli ritornare.
Insomma, lo spiega benissimo Alessandro Amici, che a Narni lavora come anestesista. “Vanno definiti chiaramente ruoli e funzioni. L’offerta sanitaria ospedaliera della conca, sia negli stabilimenti attuali che in quelli futuri si articola in prestazioni e funzioni espletate per tipologia e grado di complessità delle cure. I vari soloni che blaterano senza cognizione di causa dovrebbero capire che la chirurgia programmata nelle varie specialità è positiva per l’ospedale di Terni che non deve occupare risorse e spazi per fare interventi a minore intensità di cura, potendosi dedicare appieno alle sue eccellenze ed all’emergenza urgenza. E di conseguenza anche per i cittadini che non devono rinunciare ad operarsi ad es. di ernia per mancanza di spazi oppure ricorrere a strutture lontane e/o private. Lo stesso aumentare il numero dei posti letto di riabilitazione porterebbe a ridurre la mobilità extra regionale e verso il privato con immediati e notevoli risparmi”.