Per adesso gli ulivi messi a dimora sono novecento, e sono i «rappresentanti» di trecento varietà, provenienti da tutto il mondo. L’idea è quella di aumentare le essenze di ulteriori milleottocento esemplari, per far diventare questo di Lugnano in Teverina, il più grande Campo Collezione e Valutazione di Varietà dell’Ulivo del globo. Tutto lungo la Teverina, dove si sono mossi in questa nuova avventura le istituzioni pubbliche insieme al Parco Tecnologico Agroalimentare dell’Umbria, agli istituti per i sistemi agricolo Forestali del Mediterraneo e di quello di bioscienze e biorisorse del Consiglio Nazionale delle Ricerche. «Abbiamo messo in piedi una vera eccellenza – spiega Alessandro Dimiziani, assessore comunale delegato all’opera – destinando cinque ettari di nostra proprietà per l’impianto iniziale». Una volta stabilito la zona, si è infatti provveduto, prima a togliere tutte le vegetazioni esistenti, e poi a mettere a dimora gli ulivi, quelli che man mano arrivavano, con tutti i mezzi, dalle nazioni interpellate.
«Abbiamo ulivi che ci sono stati inviati dagli Stati Uniti d’America ma anche dal Medio Oriente, dalla Siria, dal Portogallo, dall’Argentina, Messico». Ed anche dall’Iran, da dove è arrivata insieme alle piante, anche una delegazione dell’Università di Teheran, pronta a gemellarsi con il comitato di gestione dell’iniziativa, per svilupparla, tanto è piaciuta. Piante anche da Gaza e se ne aspettano anche da Israele, mettendo insieme anche linguaggi simbolici, legati alle piante ed agli ulivi. Ora tutti gli attori del progetto hanno sottoscritto una convenzione per garantire la miglior gestione e il graduale sviluppo del prezioso campo – collezione.
Presenti, ovviamente anche le particolarità italiane e così la Regione Toscana ha inviato ben venti esemplari, il Lazio, come l’Umbria dieci e via tutte le altre a chiudere con il Friuli che ha rimesso una sola pianta autoctona.
L’accordo che è stato siglato tra le parti è comunque meramente scientifico: si vuole vedere la biodiversità, tutelarla, esaltarla, se possibile, in un territorio come quello dell’Umbria, come quello di Lugnano, dove l’ulivo e l’olio sono presenti da sempre. «Sino ad ora non abbiamo avuto grandi problemi – dice ancora Dimiziani – e se la nostra area è ormai completa ci siamo rivolti a quella della Università Agraria, del Dominio Collettivo, che dispone di molti ettari, ottimi per la coltivazione dell’ulivo». Ancora le piante sono piccole, un anno o poco più, ma hanno già iniziato a produrre qualche oliva. Entro la fine del 2016 sarà davvero completo ed il parco potrà avere la presenza di quasi duemila «piantoni» e sarà anche pronto ad aprirsi a scuole ed a studiosi.
Il Comune chiede un’attenzione maggiore da parte della Regione perché possa continuare la sua opera d’appoggio in modo da sviluppare ancora di più il campo e farlo diventare il vero punto di riferimento per un prodotto che per l’Italia, significa eccellenza. Ed anche commercio.